40 ricoverati in terapia intensiva, 749 ospedalizzati, 11820 malati in isolamento domiciliare, 35123 morti. Sono i numeri della “cosiddetta pandemia” in Italia, dati di un’emergenza sanitaria che politici ed “eminenti” personalità dello spettacolo si affannano a snobbare, rifiutare, smentire. Farebbe ridere già così, eppure c’è di più. C’è da piangere se si pensa che il leader maximo Matteo Salvini (che non a caso ha perso consensi), sprezzante, dall’alto del suo scranno, ha sonoramente ribadito che lui stringe la mano e non mette la mascherina.
Potrebbe forse spiegarci le sue ragioni scientifiche, e potrebbe farlo anche Vittorio Sgarbi, eccellente storico d’arte ma parlamentare sui generis conosciuto più per le sue uscite infelici che per le sue proposte di legge. Al pari di Andrea Bocelli, ha infatti mostrato moltissimi dubbi sull’attuale pandemia, sulla sua esistenza e sulla sua pericolosità.
I giudizi negativi su queste affermazioni, al pari di quelli sulle capacità politiche e scientifiche dei sopracitati opinion leaders, sono basati su dati e non su antipatie. E se i dati non bastano, ci sono le storie, i lutti, i camion pieni di bare e i pronto soccorso intasati. Avevamo creduto di poter deliberatamente decidere di concludere il nostro rapporto con il Covid-19 ma sono bastati pochi casi per farci scendere dal pero: c’è il coronavirus!
Sono ritornati i timori, i comunicati, le fake news su WhatsApp e le catene di Sant’Antonio. Colpevoli noi che crediamo che i giudizi sul coronavirus li debbano dare tenori, rapper e politici che nella politica proprio hanno trovato la salvezza e non la realizzazione. Loro, un giorno, dovranno assumersi le responsabilità delle loro parole superficiali e della loro perenne campagna elettorale.
Non si può dire che stiamo con l’acqua alla gola, ma non possiamo neanche diventare virologi e pretestuosamente decidere che la pandemia sia finita. La “novità” è che non è finito davvero nulla. Bisogna convivere, non dimenticare. Andare avanti, non passarci sopra. Prevenire (per quanto si può), non prendersela con bar e negozi di 20 metri quadri.
Viviamo in un Paese in cui si muore di coronavirus, povertà e ignoranza. Negare che esista una pandemia è un’offesa a tutti quelli che hanno sofferto e che soffrono, a chi è morto e a chi si aggrappa alla vita.