Non c’è più traccia del dirigente o dell’allenatore, del capitano e del portiere, del bomber e del terzino. Non sono più calciatori e neppure membri di un club, sono uomini e si sono comportati secondo natura, seguendo leggi non scritte del buon senso, assecondando l’etica della solidarietà in un momento di crisi, spogliandosi di ogni lusso per aiutare gli altri. Lo hanno fatto Giuntoli e Gattuso, per primi, poi Insigne e tutti gli altri, prima la dirigenza e poi la squadra, una serie di persone che presto torneranno a indossare scarpini e parastinchi, ora sono anime generose o semplicemente giuste.
PRIMA IL NAPOLI – La società azzurra è stata tra le prime nel mondo del calcio a decidere per la cassa integrazione straordinaria per i suoi dipendenti, una trentina circa, con un contratto a tempo indeterminato. Una scelta a quanto pare inevitabile – ma molti club l’hanno evitata – che aveva fatto discutere e che i tifosi avevano commentato sui social, seguita poi da un’altra notizia, quella più importante, che è diventata centrale. Il sostegno è arrivato da Cristiano Giuntoli e Gennaro Gattuso, rispettivamente direttore sportivo e allenatore del Napoli, che hanno rinunciato a una mensilità del proprio stipendio per riservarla ai dipendenti in cassa integrazione. Un bel gesto, non scontato, ma anche l’esempio da seguire. Un assist che certi calciatori non potevano non sfruttare.
LA SQUADRA – Lo ha tramutato in “gol” Insigne, Mertens, Milik, Callejon e poi tutti gli altri. Non solo gli attaccanti ma anche i centrocampisti, i difensori, i portieri. Ognuno, nel suo piccolo, ha rinunciato a qualcosa, per un sostegno concreto a favore dello staff, degli operai del calcio, di chi vive nell’ombra, importante come e più di un calciatore ma meno conosciuto, poco tutelato, eppure indispensabile, un tassello prezioso di un sistema, quello del calcio, in cui regna l’armonia solo grazie al contributo collettivo. I dipendenti hanno avvertito il sostegno e hanno ringraziato i calciatori. Presto, per fortuna, si tornerà in campo. Ognuno al proprio posto.