Il Conte bis ottiene la fiducia anche al Senato ed è quindi pronto a partire.
Se dobbiamo pensare in termini strettamente costituzionali, si può dire con certezza che l’iter seguito non presenta nessuna lacuna di ordine procedurale: quando non c’è più una maggioranza, il Presidente del Consiglio rassegna le dimissioni e si procede alla verifica di un’eventuale altra maggioranza in Parlamento, con buona pace di sovranisti e co., ai quali è stata distribuita, invano, una copia omaggio della Costituzione dinanzi a Palazzo Montecitorio.
Se spostiamo il discorso sulla compatibilità delle forze politiche che compongono la nuova coalizione di governo, è chiaro che, al di là di alcune somiglianze, sul piano programmatico e di obiettivi di legislatura che vanno oltre la normale realizzazione di un programma, è abbastanza difficile immaginare una felice e liscia convivenza tra i gialli e i rossi, nonostante la disinvoltura con la quale entrambe le parti hanno accantonato in poche settimane le diatribe degli ultimi anni.
Proprio questa disinvoltura sancisce lo scarica barile delle responsabilità sugli altri, con totale assenza di autocritica da parte di tutti gli attori politici: 14 mesi per mettere giudizio sono oggettivamente troppi, mentre un mese è poco per redimersi dal peccato originale sovranista e dalle reciproche quotidiane accuse di malapolitica, scambiate amabilmente tra chi oggi è nella fase baci e abbracci. Una disinvoltura che ormai ha caratterizzato sia le azioni che le parole di chi ha aperto inutilmente la crisi di governo, sia le due forze che oggi compongono la maggioranza.
Di certo, questa negazione di ciò che è stato nei 14 mesi precedenti non aiuta sicuramente in termini di credibilità politica, perchè non esiste un filo logico tra ciò che è stato fatto durante la vigenza del governo giallo-verde e ciò che è stato annunciato per il futuro governo giallo-rosso. Tanto per fare un esempio, il redimersi improvvisamente sul tema migranti è un segnale evidente che può essere interpretato come opportunismo, perchè sull’immigrazione resta impossibile coniugare atteggiamenti di apertura con le firme apposte sui decreti sicurezza, timbro essenziale dell’esperienza di governo precedente.
Resta quindi un interrogativo di fondo che accompagnerà tutta la storia del nuovo governo giallorosso, soprattutto se ci saranno provvedimenti in netta controtendenza con le politiche adottate negli ultimi 14 mesi: si tratta di un riscatto politico, seppure tardivo, rispetto all’impostazione populista e di chiusura dell’esperienza precedente, oppure è solo un governo di comodo che punta alla fine delle legislatura per arginare l’avanzata dell’estrema destra?