La lista di Schindler (Schindler’s List) è un film del 1993 diretto da Steven Spielberg, interpretato da Liam Neeson, Ben Kingsley e Ralph Fiennes, dedicato al tema della Shoah. Ispirata al romanzo omonimo di Thomas Keneally e basata sulla vera storia di Oskar Schindler, la pellicola permise a Spielberg di raggiungere la definitiva consacrazione tra i grandi registi, ricevendo ben 12 nomination agli Oscar e vincendo 7 statuette, tra cui quelle per il miglior film e la miglior regia.
LA TRAMA. Una storia di resilienza e coraggio è la straordinaria vicenda di Oskar Schindler, il giovane industriale tedesco che salvò la vita di migliaia di ebrei durante le persecuzioni dei nazisti. Amante del lusso e delle belle donne, considerato da molti un collaborazionista, Schindler riuscì a sottrarre uomini, donne e bambini allo sterminio, impiegandoli nella sua fabbrica come personale necessario allo sforzo bellico. Un’operazione rischiosa, con la quale mise in pericolo la propria vita.
Basterebbe citare alcune scene per comprendere meglio il senso del film: la prima scena della bambina col cappotto rosso (marzo 1943, liquidazione del Ghetto di Cracovia); le parole di Schindler rivolte ad Amon Goeth dopo una cena (“il potere è quando abbiamo ogni giustificazione per uccidere e non lo facciamo”); la seconda scena della bambina col cappotto rosso (aprile 1944, riesumazione dei cadaveri uccisi nel Ghetto, fra cui la bambina stessa). A queste si può aggiungere la scena in cui il contabile di Schindler, Itzhak Stern, dice al suo datore di lavoro, quando finisce di scrivere la lista – quella che dà il titolo a libro e film – degli operai da trasferire in un’altra fabbrica in Cecoslovacchia: “La lista è un bene assoluto. La lista è vita. Tutto intorno ai margini c’è l’abisso”.
All’inizio si vede un uomo d’affari, apparentemente interessato solo al successo e al lusso guadagnato attraverso lo sfruttamento della manodopera, per non dire schiavitù, rappresentata dagli ebrei nella Polonia e nella Cecoslovacchia occupate dai nazisti. Ma da un preciso momento, scandito nelle due scene della bambina col cappotto rosso (non a caso l’unico colore in un film volutamente girato in bianco e nero), questa corazza cinica comincerà a scalfirsi facendo emergere pian piano l’umanità che spingerà il protagonista a fare tutto quello che è in suo potere per salvare i suoi operai dallo sterminio nei lager. Anche il più inflessibile degli animi non può che condividere il pianto commosso di un ormai umanizzato Schindler, un Liam Neeson a dir poco perfetto, quando dopo la sconfitta della Germania e in procinto di fuggire, in quanto membro del partito nazista, riceve come segno di gratitudine da parte degli operai salvati, rappresentati da un memorabile Ben Kingsley nel ruolo di Itzhak Stern, un anello con incisa una frase tratta dal Talmud, libro sacro sull’Ebraismo: “Chiunque salva una vita, salva il mondo intero”.
Quando si affronta il tema della Shoah si riapre forse la più profonda ferita nella storia dell’essere umano nel XX secolo, una pagina di storia macchiata dal sangue di circa sei milioni di ebrei sterminati in nome della follia dell’uomo nella sua veste peggiore, quando pensa di dover sopprimere i suoi stessi simili per dimostrare di essere forte. Una tragedia indelebile che Steven Spielberg ripropone come sfondo e soggetto mantenendone, nella loro crudele realtà, gli aspetti più disumani che si possono riassumere nella figura dell’ufficiale SS Amon Goeth, interpretato da un Ralph Fiennes sempre perfetto come cattivo. Ma a rendere con più profondo realismo questa tragedia storica risulta l’uso del bianco e nero, in un film degli anni ’90, unito ad un sottofondo musicale che, dalle scene più tragiche all’inizio a quelle più commoventi verso l’epilogo, scuote letteralmente l’animo dello spettatore rendendo quasi superflui dei dialoghi comunque perfetti. Regia perfetta nel delineare con realismo la Shoah, interpreti eccellenti e musiche a dir poco emozionanti fanno di questo Capolavoro in celluloide se non il migliore, certo uno dei primi film a tema da rivedere in occasione del 27 gennaio, Giornata della memoria. E in occasione del 25esimo anniversario dalla sua uscita sarà possibile rivedere il film in tutti i Cinema d’Italia dal 24 al 27 gennaio.
Per noi che stiamo vivendo un presente in cui sembrano riemergere da quel lontano passato i fantasmi dell’odio nutrito dalla paura e rafforzato dall’ignoranza, onde evitare il ripetersi di atrocità simili fra le onde del Mediterraneo o ai confini del Messico sempre più grondanti sangue innocente, è un dovere rinnovare il monito scolpito nelle parole immortali di un altro testimone oculare di quella tragedia disumana, un sopravvissuto ad Auschwitz che ha scritto per chi verrà dopo di lui: “MEDITATE CHE QUESTO È STATO” (Primo Levi, Se questo è un uomo).