Condividere, aiutarsi, migliorare la convivenza tra famiglie, più servizi, più armonia: l’importanza del cohousing

di Redazione Zerottouno News

Un complesso residenziale, un parco, un insediamento, o semplicemente un grande palazzo, se non ha i giusti punti di contatto, di comunità, se non ha quel pizzico di sale che è il momento sociale, restano luoghi asettici, magari bellissimi ma privi di quella energia, quella forza che fanno la differenza tra una casa dormitorio e il “posto dove vivi”. I momenti di condivisione in un modo o nell’altro sono insiti nell’essere umano quanto più questo può manifestarsi in spazi ben definiti ancor più quando si tratta del proprio luogo abitativo. In fondo le corti presenti nei palazzoni pur nella loro essenzialità e spartanità hanno anche avuto funzione di spazio condiviso per i bambini ed i loro giochi, di feste o magari del credo religioso per quelle piccole comunità che condividevano un effige votiva o una piccola edicola. Il semplice fermarsi per il saluto quotidiano o per le corti contadine, il momento della trasformazione dei cibi raccolti elaborati in spazi comuni ed ovviamente divisi per le famiglie residenti. La coresidenza o cohusing è diventata una filosofia ma anche una zona importante per il vivere moderno e questo concetto che parte da lontano e dal basso ha avuto una straordinaria evoluzione. Diventa elemento di interesse primario per chi decide dove abitare e quindi per l’acquisto di una casa quando questa è in un palazzo o in un parco. Il co-housing è una tipologia abitativa che prevede un complesso di abitazioni private che condividono spazi comuni tra i quali: lavanderia, cucine, sale giochi per i bambini, palestra. Di solito un progetto di co-housing comprende dalle 20 alle 40 famiglie che convivono come una comunità di vicinato (vicinato elettivo) e gestiscono gli spazi comuni in modo collettivo ottenendo in questo modo risparmi economici e benefici di natura ecologica e sociale. Questa pratica o metodologia si sta affermando come strategia di sostenibilità: se da un lato, infatti, la progettazione partecipata e la condivisione di spazi, attrezzature e risorse agevola la socializzazione tra gli individui, dall’altro questa pratica favorisce la costituzione di gruppi d’acquisto solidale, il car-sharing o la localizzazione di diversi servizi, che consentono un buon risparmio energetico e diminuiscono l’impatto ambientale. Ogni struttura che prevede cohousing ha una storia e caratteristiche specifiche in base a diversi fattori ma ci sono dei punti cardini che oramai da anni fanno da riferimento quando si progetta un complesso abitativo dove sono previsti spazi di condivisione.

Le tesi di McCamant e Durrett secondo cui le caratteristiche costitutive della coresidenza sono quattro:

  • progettazione del contatto sociale (social contact design) – la progettazione degli spazi fisici incoraggia un forte senso di comunità;
  • spazi e servizi collettivi – parte integrante della comunità, le aree comuni sono pensate per l’uso quotidiano, ad integrazione degli spazi di vita privati;
  • partecipazione dei residenti nei processi di costituzione e gestione della comunità;
  • stile di vita collaborativo, che favorisce l’interdipendenza, lo sviluppo di reti di supporto e aiuto, la socialità e la sicurezza.

Mentre per gli architetti Baglione e Chiodelli sono cinque le caratteristiche costitutive, parzialmente differenti da quelle individuate da McCamant e Durrett:

  • multifunzionalità comunitaria – a fianco di funzioni più tradizionalmente residenziali sono presenti sempre servizi di vario tipo, destinati alla fruizione prevalente da parte dei membri della comunità;
  • regole costituzionali e operative di carattere privato – tali insediamenti sono regolati da un sistema, generalmente abbastanza semplice, di regole di diritto privato, introdotte dai componenti della comunità per garantirne la specificità ed il funzionamento;
  • componente valoriale – nella maggior parte dei casi la comunità si costituisce sulla base di una componente valoriale più o meno esplicita, come possono essere ad esempio servizi, valore d’investimento immobiliare, qualità ambientale, relazioni sociali o il senso di sicurezza, tale da conferirle un’accezione fortemente comunitaria;
  • auto-selezione dei residenti – la formazione della comunità avviene per auto-selezione, solitamente ex-anterispetto alla realizzazione materiale dell’insediamento. La scelta dei residenti avviene secondo meccanismi informali da cui deriva il cosiddetto “vicinato elettivo”;
  • auto-organizzazione e partecipazione – un qualche grado significativo di auto-organizzazionee partecipazione dei residenti è un tratto essenziale della coabitazione.

Scegliere di abitare in un complesso residenziale che offre questi spazi/servizi in condivisione soprattutto se questi sono innovativi, eco sostenibili e di grande valore socio culturale significa garantire a se stessi ed al proprio nucleo familiare una serie di vantaggi ed opportunità che non tutte le abitazioni private possono offrire. Fatto salvo il grande valore sociale e di comunità, il cohousing porta anche un vantaggio inteso come piccolo risparmio sul bilancio familiare quotidiano.

Restando all’attuale momento storico che stiamo attraversando, immaginatevi, quando saremo fuori dalla pandemia, che non basteranno momenti e spazi per soddisfare la voglia di vivere in comunità ed in condivisione e quando sarà determinante e fondamentale poter abitare in soluzioni residenziali basate sul concetto di cohousing.

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