In Cile la situazione si sta facendo sempre più incandescente. Da tempo ormai la popolazione è in subbuglio, proteste per le strade contro il Governo di Pinera sono ormai all’ordine del giorno. Si protesta contro l’aumento del biglietto della metro nell’orario di punta ma, in sostanza, la popolazione cilena si sta ribellando alle diseguaglianze. La polizia ha pieni poteri e risponde spesso con la violenza, sul web negli ultimi giorni sono diventate virali le immagini di acluni manifestanti colpiti agli occhi dai proiettili di piombo delle forze di polizia.
I colpi più duri però i manifestanti li hanno ricevuti nelle ultime ore, in seguito alle uccisioni di Daniela Carrasco e Albertina Martinez Burgos. La prima era conosciuta come “El Mimo” (il mimo), la seconda era una fotografa molto attiva nel raccontare le proteste. Carrasco, artista di strada, è stata torturata ed uccisa, il suo corpo (impiccato) è stato appeso come monito all’inferriata della città metropolitana di Santiago del Cile (la denuncia è del gruppo “Ni una de menos“). Media cileni parlano di omicidio anche in riferimento alla morte di Albertina Martinez, trovata senza vita e alla quale sarebbero stati rubati rullini e computer. Questa volta la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne avrà un significato diverso. In Cile le proteste però non si fermano e si torna a pensare a quel clima di terrore dell’Argentina e dei “desaparecidos“, i morti per ora sono già diverse decine in poco più di un mese.