Dottori ma anche cittadini meno esposti come tassisti e cassieri. Tutti hanno contribuito, con i loro grandi e piccoli gesti, a far resistere il Paese contro l’ondata di coronavirus. Sono loro i 57 Cavalieri della Repubblica nominati dal presidente Sergio Mattarella.
Ci sono, tra i dottori, Mariateresa Gallea, Paolo Simonato e Luca Sostini, i tre medici di famiglia di Padova che sono partiti volontari nel cuore della zona rossa per sostituire i colleghi di Vo’ Euganeo in quarantena; c’è don Fabio Stevenazzi che ha lasciato la sua Comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate per “arruolarsi” come medico all’ospedale di Busto Arsizio dove aveva lavorato per anni. Ma c’è anche l’ex senatrice e sottosegretaria alla Sanità Monica Bettoni, che è tornata a Parma in corsia. C’è poi Marina Vanzetta, operatrice del 118 di Verona che ha soccorso un’anziana, restandole accanto fino alla morte; c’è Beniamino Laterza, guardia giurata, che ha prestato servizio nel presidio Covid allestito nell’ospedale Moscati di Taranto. Tra gli istituti di ricerca ci sono i dottori dell’ospedale Spallanzani di Roma (dove è stato isolato il virus), del Sacco e l’università di Milano.
Premiati però, oltre ai dottori e agli infermieri, anche quei cittadini che non fanno parte del comparto sanitario ma che hanno dato esempio di grande solidarietà. E’ il caso di Ettore Cannabona, comandante della stazione dei carabinieri di Altavilla Milicia (Palermo), che ha devoluto uno stipendio intero in beneficenza; ma è anche il caso di Rosa Maria Lucchetti, cassiera all’Ipercoop Mirafiore di Pesaro che ha donato agli operatori del 118 tre tessere prepagate da 250 euro. Premiato anche Bruno Crosato in rappresentanza degli alpini del Veneto hanno ripristinato 5 ospedali prima dismessi. E ancora, c’è il giocatore della Zebra Rugby Club e della nazionale italiana, Mata Maxime Esuite Mbandà, volontario nelle ambulanze a Parma; poi ci sono Renato Favero e Cristian Frassi che hanno avuto l’idea di adattare maschere da sub a scopi sanitari; tra i giovani poi c’è Riccardo Emanuele Tiritiello, studente di Milano, che con il padre e il nonno ha cucinato gratuitamente per medici e infermieri dell’ospedale Sacco.
C’è poi la bellissima storia di Alessandro Bellantoni, il tassista che ha regalato una corsa da 1.300 chilometri per portare da Vibo Valentia all’ospedale Bambin Gesù di Roma una bambina di tre anni che doveva sottoporsi ad un importante controllo oncologico; c’è Mahmoud Lufti Ghuniem, il rider che alla Croce Rossa di Torino ha regalato circa mille mascherine acquistate di tasca propria; c’è il noto Francesco Pepe, patron di Pepe in Grani a Caiazzo (Caserta) che ai tempi del lockdown ha preparato biscotti e pizze per gli anziani in difficoltà. C’è la casa di riposo della Parrocchia di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, i cui dipendenti sono rimasti a vivere nella struttura per proteggere gli ospiti. Infine, tra i tanti, c’è anche Pietro Floreno, malato da oltre dieci anni di Sla, che sin da subito aveva fatto sapere di voler mettere a disposizione della Asl il suo ventilatore polmonare di riserva. Tanti piccoli gesti che però hanno dato la misura del grande cuore degli italiani.