La notizia del suicidio di Leonardo, 15 anni, ammazzatosi con la pistola di ordinanza del padre a Senigallia, ha colpito duramente la cittadinanza, creando una frattura dentro di essa. Come dopo ogni tragedia simile, ci si chiede come sia possibile che nessuno abbia fatto nulla, che nessuno avesse consapevolezza di quello che stava per succedere. A differenza di altri casi, il ragazzo, vittima di continui atti di bullismo da parte dei suoi coetanei, pare avesse chiesto più volte aiuto ad un insegnate di sostegno che, però, non ha mai riferito nulla ai genitori, non li ha mai chiamati per parlarci, limitandosi a dire al giovane, dalle prime ricostruzioni, che la scuola è obbligatoria fino ai 16 anni. Alla madre Leonardo aveva inviato messaggi su Whatsapp quattro giorni prima d togliersi la vita, dicendo di non voler più andare a scuola, di volerla lasciare.
Il papà ha dichiarato, dopo il ritrovamento del corpo: “Nostro figlio diceva a sua madre che i professori non riprendevano in classe questi alunni che offendevano lui o altri, ma talvolta facevano come finta di non accorgersi di nulla”. Così, con tutta questa omertà intorno e senza aver ricevuto un minimo di sostegno, Leo, disperato, ha scelto di togliersi la vita, da solo in un casolare in un modo così atroce. L’incidenza del suicidio è particolarmente elevata tra i giovani, rappresentando la percentuale più importante sul totale dei decessi.
Ogni anno, quasi 46.000 bambini e adolescenti, di età tra i 10 e i 19 anni, si tolgono la vita in tutto il mondo, circa uno ogni undici minuti. In Italia sono tra 3700 e 4000 le persone che ogni anno si tolgono la vita e il 15% degli adolescenti ha dichiarato di aver pensato al suicidio almeno una volta nella vita. Tra i fattori scatenanti principalmente vi sono: la pressione scolastica, il bullismo, le aspettative sociali, il revenge porn e la depressione. Questo dramma evidenzia la necessità di una maggiore sensibilizzazione riguardo alla salute mentale. È fondamentale che gli adulti, ovvero genitori o insegnanti o amici, siano pronti ad ascoltare e soprattutto ad intervenire e che le istituzioni promuovano programmi di prevenzione e sensibilizzazione.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sconcertato da questa tragica vicenda, ha preso contatto con Donatella D’Amico, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per le Marche, per avviare verifiche approfondite riguardo a quanto accaduto; ha chiesto un esame approfondito della situazione, tenendo conto delle testimonianze fornite dai genitori, di amici e di compagni di scuola del giovane. Questi racconti potrebbero rivelare dettagli importanti sul contesto in cui si sono svolti gli eventi e sull’eventuale presenza di situazioni di disagio, che avrebbero potuto essere affrontate prima della drammatica decisione del ragazzo. Valditara ha voluto mettere in luce il ruolo centrale della scuola, definita non solo un luogo di apprendimento, ma anche una comunità che deve promuovere valori umani e educativi e stimolare l’entusiasmo degli alunni: “L’insegnamento non può limitarsi a impartire nozioni. È fondamentale che i docenti siano in grado di creare un ambiente in cui gli studenti si sentano ascoltati e accolti, favorendo relazioni basate sul rispetto reciproco”.