Nola, un pub fa lavorare camerieri con disabilità: “Aumentiamo l’inserimento sociale”

di Luisa Sbarra

Un pub con camerieri “speciali”. A Nola nasce una bella iniziativa. Come prende vita? L’associazione “Il cielo di Sara“, presieduta da Antonio Foglia, nasce nel 2014 e porta il nome di sua figlia, una ragazza disabile, che ha un ritardo psico-motorio. Nel corso degli anni sono state fatte tante iniziative e attività nel campo della disabilità per arrivare a quella specifica dell’inserimento lavorativo dei ragazzi che ne sono affetti. Gennaro Amato, titolare del pub “Feudo86” ha ricevuto la proposta di collaborare con l’associazione e l’ha accettata con piacere, mettendo in primis se stesso in gioco in questa sfida, da ottobre 2021.

A rispondere alle nostre domande, inerenti a questa iniziativa, sono dapprima lo stesso Gennaro Amato, che si occupa della formazione lavorativa dei ragazzi e, in seguito, Felice Piscitelli, segretario dell’associazione.

Qual è il rapporto chef-ragazzi? Cosa l’ha spinta ad accettare la proposta?

“Mi piaceva l’idea di poterli aiutare nell’inserimento lavorativo – afferma Gennaro Amato – non me lo sono fatto dire due volte, ho accettato la proposta e sono contento di averlo fatto, perché questi ragazzi mi danno davvero tanto. Mi hanno aiutato a capire il valore delle piccole cose e si è creato un bellissimo rapporto tra me e loro. Gli voglio un bene dell’anima, sono veramente molto affettuosi e ricambiano il mio bene e me lo dimostrano”.

Lo staff del pub ha già avuto esperienze simili o è stata la prima volta?

“No, non abbiamo avuto esperienze del genere, è stata la prima volta e penso che lo faremo per un bel po’ di tempo, perché è una cosa che ci fa stare bene – continua Amato – È un dare e avere reciproco, loro mi aiutano pulendo il locale o cucinando e io gli faccio passare una giornata diversa, imparando qualcosa”.

Quali sono i feedback della clientela?

“I clienti sembrano essere entusiasti, essere sensibili verso l’iniziativa, anche se alla fine dei conti non c’è un gran riscontro a pranzo, perché loro lavorano solo in quella fascia oraria – sottolinea Amato – Mi aspettavo che girasse di più la voce, ma venendo sempre le stesse persone a mezzogiorno è difficile”.

Cosa viene insegnato ai ragazzi? Quali difficoltà si incontrano?

“La difficoltà principale post pandemia è stata il socializzare, lo stare insieme – afferma Felice Piscitelli – Questa è stata una delle prime difficoltà: creare il gruppo, creare la sinergia tra loro, far conoscere tutti gli attori del gruppo, che vengono da diversi paesi del territorio e farli entrare nei meccanismi del lavoro, nella gestione del lavoro del pub. Capire chi era più portato, idoneo, a fare determinate cose e chi altre; chi era più propenso a svolgere attività in cucina e chi era più propenso alla attività di sala-accoglienza, anche in base alle proprie disabilità. In una prima fase ci hanno affiancato degli esperti, psicologi di Napoli, con l’associazione ‘Micolorodiblu’ e con la dottoressa Marisa Gallucci, che ci ha supportato in tutte le fasi iniziali. In caso di “panico” venivano seguiti da persone competenti. La fase iniziale è durata circa 180 ore e poi sono stati fatti contratti di somministrazione. Si sono integrati tutti, si è creato un gruppo di amici. Loro vedono questo lungo più come un luogo di riferimento che di lavoro”.

Come vengono inseriti questi ragazzi nel mondo del lavoro nello specifico? Fanno dei corsi di formazione?

“C’è stato un periodo iniziale che prevedeva una fase di formazione, training on job – continua Piscitelli – I ragazzi lavoravano e apprendevano determinate mansioni, quali l’utilizzo degli utensili, l’identificazione dei possibili rischi a cui possono andare incontro. I corsi sono due: uno per diventare operatore da sala-bar-addetto alla cucina, svolto appunto qui al pub ‘Feudo 86’ e l’altro per diventare operatore agricolo, svolto in una struttura a San Felice a Cancello, dove si coltiva canapa. Nel pub sono stati regolarmente assunti con contratto 6 ragazzi, che lavorano di mattina. L’approccio iniziale è stato un po’ macchinoso, dato che non avevano esperienze pregresse, venivano da casa, da ambienti familiari”.

Le famiglie dei ragazzi cosa ne pensano? Sono soddisfatte?

“Le famiglie sono soddisfatte e ovviamente per loro è stato il primo approccio in questo tipo di attività – dichiara ancora Piscitelli – All’inizio c’era un po’ di scetticismo da parte di qualcuno, domande riguardo la parte contrattuale, che poteva interferire con il sostegno che percepiscono dallo Stato. È stato fatto anche un lavoro di tipo legale, il nostro obbiettivo è quello di dare sostegno e non di creare ulteriori problemi alle famiglie. Vanno tutelate in qualche modo. La crescita personale c’è stata. È successo che un ragazzo autistico, coinvolto nel progetto di San Felice a Cancello, che faceva parte del gruppo ‘Micolorodiblu’, Pasquale, in maniera del tutto autonoma e inaspettata, ha parlato di noi alla sua dirigente scolastica di un istituto di Acerra. La dirigente in seguito ci ha contattato, ci ha chiesto un incontro e dopo averci conosciuto, ci ha segnalato altri ragazzi. È stata veramente una gioia vedere quello che Pasquale ha fatto completamente da solo, vedere quanto sia migliorato nel socializzare e nell’apprendimento; si è messo a studiare da solo tutti i principi attivi della canapa e in quali campi può essere adottata”.

Avete tante richieste per assumere altri ragazzi?

“Sì, ci sono tante richieste – afferma ancora Piscitelli – Uno dei problemi, con posti e fondi limitati, è trovare sostenibilità per questa cosa a livello economico, per assicurare la continuità. Il distacco netto da queste attività per i ragazzi può essere traumatico”.

Prima del Covid, c’erano già dei progetti simili? Sono stati interrotti a causa della pandemia?

“C’era ed è tuttora in essere un progetto di agricoltura sociale e di tecnologie innovative denominato ‘Terra mia’ – sottolinea Felice Piscitelli – Prevede più o meno lo stesso tipo di attività svolte a San Felice a Cancello, ma a Nola. Anziché coltivare la canapa, ci si occupa di coltivazione di prodotti tipici locali bio, priva di agenti chimici e con integrazione di coltivazione idroponica, cioè fuori terra, senza l’ausilio del terreno con serre smart. Il lavoro fisico in questo caso è molto ridotto e quindi si sposa benissimo con le nostre attività per i ragazzi disabili”.

Ci sono altri progetti o altri eventi già in programma?

“Sì, nei prossimi giorni c’è in programma un evento che si chiama ‘Adotta un scrittore’ – conclude Piscitelli – Verranno organizzati in maniera sistematica un serie di incontri a Nola con vari autori che presenteranno dei libri e si discuterà sul tema della disabilità. Il 5 maggio ce ne sarà uno con Ferdinando Forino e il suo libro ‘Un viaggio fuori programma’”.

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