Se, come si dice, tre indizi fanno una prova, allora mi consolo, pensando al futuro dell’Avellino Calcio. Peraltro, le partite condotte a buon fine risultano essere qualcosa in più. Ma non sono state semplici scontri calcistici. Per quello che si è passato, almeno, nell’ultimo biennio, non è stata, solo, tenzone sportiva. Ma pura agonia. Perciò, ora, allo girar della ruota, gli epiloghi delle partite assumono valori diversi. Più importanti e più profondi. Sono di pellaccia dura ed usurata, e ne ho viste abbastanza. Sui campi di calcio e nei risultati maturati, non mi sorprende più nulla. Ma se vedi che, allo scoccar di un coro, provi un certo brivido, beh, allora c’è da pensarci sù! Senti un leggero sapore di rivalsa. Tra le mie certezze pallonare alberga la convinzione che un allenatore difficilmente ti fa vincere una partita. Ma può, tranquillamente, fartela perdere, però.
Mister Pazienza ad Avellino mi sta mettendo in discussione. Certo che peggio del suo predecessore non poteva fare. Ma obbiettivamente qualcosa, o tanto, è cambiato. Certo i risultati. Ma quelli arrivano a seguito di un processo. Molli e svogliati gli atleti biancoverdi del recentissimo passato. Quantomeno reattivi adesso. Ma, incontrovertibilmente, messi bene nel rettangolo verde. Ognuno a salvaguardare la propria competenza di campo. Ancora non fulmini di guerra, vero, ma sanno cosa fare. L’Avellino non è uno squadrone, come qualcuno ha creduto. È solamente un po’ più forte delle restanti compagini del proprio girone. Ma correvano poco e latitavano, completamente, in iniziativa. A Catania no! Ed anche da qualche incontro precedente, in franchezza.
Negli ultimi scorsi match qualcosa di diverso, e più piacevole, si è avvertito. E sono scesi in campo i tifosi. E non si aspettava altro. Certamente abbacinati dai stupefacenti ed incantevoli risultati. Soprattutto arrivati nella maniera più sofferta. E per questo più affascinanti. Chi nel finale della partita, chi arrivato ben oltre i minuti regolamentari. E, non plus ultra, felice esito dell’incontro di ieri, pervenuto in trasferta, in solitaria. Banditi i tifosi irpini. Stadio intero contro soli 11 ragazzi. Spavaldi ed impavidi sono usciti tra gli applausi degli avversari. Che hanno fatto il paio con quelli loro riservati dai propri aficionados ,in sede di partenza. Metà Partenio Lombardi ha cantato, in prossimità del commiato per la terra sicula, piangendo e affidando loro speranze e riscatto.
Un intero piazzale, al ritorno, ha tributato ai nuovi irpini, di mestiere calciatori, il saluto meritato. Quello da vincenti. Ancora cantando. Tutti abbracciati. Qualcuno era commosso. Io, dietro un monitor, ho osservato. Con me i brividi. Ma senza febbre. Ho capito, allora, che possono arrivare, anche, o forse soprattutto, per gioia. E non mi sono ancora passati. Vuoi vedere che sia cosa lunga?