Il 13 marzo un attentato terroristico ha scosso la Turchia. Ankara è stata colpita da una coppia di kamikaze appartenenti ai movimenti per l’indipendenza curda. Il bilancio definitivo è di 37 morti e almeno 125 feriti. L’attentato si è consumato al centro di Ankara ad una fermata degli autobus, il luogo è stato scelto poiché molto affollato e frequentato. Immediatamente la polizia turca ha fermato 10 persone al confine con la Siria con l’accusa di appartenere al gruppo curdo del PKK. La scena dell’attentato è stata ripresa dalle telecamere di sicurezza, ed è stato subito possibile ricostruire le dinamiche dell’attacco, eseguito con un autobomba.
Nella stessa giornata anche la Costa d’Avorio è stata scenario di un attentato terroristico, questo però di matrice islamico fondamentalista, rivendicato da Al-Qaeda. Sei uomini hanno aperto il fuoco contro i clienti di un resort turistico a Grand Bassam, località frequentata da molti turisti occidentali, A quanto pare l’obiettivo erano proprio loro, un modo per mandare un segnale alle forze occidentali impegnate nella zona, in particolare alla Francia. L’attacco ha provocato 18 morti, 15 civili e 3 membri del corpo di sicurezza locale. L’episodio va ad aggiungersi ad altri atti terroristici che negli ultimi mesi si sono verificati nella regione tra Costa d’Avorio e Mali, dove varie diramazioni di Al-Qaeda e Isis sono all’opera per destabilizzare la regione.
I due attentati vanno ad aumentare la tensione internazionale in due aree cruciali, entrambi coinvolte negli attuali equilibri geopolitici che interessano anche il nostro paese. Dalla regione africana arrivano orde di profughi in fuga dall’escalation di violenza, mentre la Turchia proprio in questi giorni sta negoziando con le istituzioni europee un programma condiviso per affrontare la situazione dei profughi siriani ammassati ormai nel paese turco, porta geografica per l’Europa. Entrambi gli attacchi avranno ripercussioni non solo all’interno dei paesi colpiti ma anche sullo scenario internazionale, eppure potremmo lamentare la scarsa diffusione avuta dalle notizie nei nostri media nazionali. Un miope snobismo che contrasta con le dichiarazioni e gli atteggiamenti che seguirono i tragici attentati di Parigi di qualche mese fa. La solidarietà questa volta non si è manifestata cosi diffusamente come qualche mese fa. Bisognerebbe interrogarsi invece a livello nazionale ed europeo sulla gravità della situazione sia nei paesi africani, non solo mediterranei, sia che in Turchia, ed attivarsi attivamente per aiutare questi paesi, spesso impreparati a causa di istituzioni inadeguate o difficili situazioni interne. Sottovalutare problemi oggi apparentemente distanti non farà che ingigantire tali problemi quando busseranno alle nostre porte.
di Marco Sigillo