La manifestazione della destra ci dimostra che gli assembramenti non sono tutti uguali

di Marco Sigillo

Era il 25 aprile quando Giorgia Meloni dichiarava: “Non capisco perché una madre che non ha potuto celebrare il funerale di suo figlio dovrebbe accettare, ora, di rischiare che quel sacrificio sia vano perché qualcuno non ne ha rispetto“. Una perplessità legittima quella della leader di Fratelli d’Italia che, contestualmente, criticava il Governo per non aver fatto rispettare le norme imposte in quei giorni. La memoria e la coerenza sono però merce sempre più rara nel panorama politico italiano. Ieri, 2 giugno, la stessa Meloni non ha avuto dubbi nel partecipare ad una manifestazione nella quale le disposizioni che chiedono il distanziamento sociale non sono state rispettate. Presenti in piazza anche Salvini e Tajani a rappresentare tutto il centrodestra.

La Meloni, rispondendo a chi le chiedeva dello svolgimento della manifestazione, ha risposto “Stiamo facendo del nostro meglio per metterla in sicurezza ma vi segnalo che anche quando hanno fatto la manifestazione del 25 aprile non era in sicurezza“. Uno schiaffo al senso di responsabilità e civiltà richiesto a tutti in questa fase di apertura. La Meloni, consapevole della situazione, si è giustificata, additando errori altrui che lei stessa aveva definito non accettabili. Un comportamento tipico delle prime classi di scuola elementare, insomma.

Salvini, invece, non ha perso occasione per abbassare la mascherina a favore di smartphone. Diversi i selfie in cui il leader leghista toglie la mascherina nonostante la vicinanza con altri manifestanti. Strette di mani ed abbracci si sprecano. In un video, inoltre, viene espresso il pensiero di due manifestanti, sicuramente innamorati della nostra Repubblica e delle sue istituzioni (ironico, ndr), che si rammaricano del fatto che la mafia abbia ucciso il Mattarella sbagliato.

Ma il centro destra unito non è stato il solo a scendere in piazza incurante delle regole e del buon senso. Dopo Milano, i Gilet Arancioni infatti si sono riuniti anche a Roma. Circa quattrocento persone in Piazza del Popolo hanno urlato i loro slogan contro il Governo e il Presidente della Repubblica. In questo caso è più “comprensibile” il non rispetto delle norme anti-COVID19: i Gilet sostengono fermamente che il virus non esiste ed è tutta un’invenzione, anzi l’uso eccessivo delle mascherine conduce ai ricoveri.

Scene di cui in molti avremmo voluto fare a meno. Manifestare è un diritto costituzionale, la situazione di eccezionalità ha già compresso molti dei nostri diritti ed è giusto riappropriarsi delle pratiche democratiche. Nei giorni scorsi giovani medici neo-laureati hanno protestato in 21 piazze italiane, impegnandosi a mantenere le distanze e rispettare tutte le precauzioni del caso. Nella stessa giornata di ieri in diverse città ci sono state manifestazioni rispettose delle regole. Le proteste, condivisibili o meno, non giustificano il non rispetto delle regole. Sembra surreale ricordare che soltanto un mese fa lo zelo delle forze dell’ordine costringeva i cittadini a preoccuparsi di svolgere anche attività consentite dai decreti. Oggi invece? Centinaia di persone possono radunarsi senza alcuna conseguenza sanitaria (si spera).

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