Domenica 14 marzo si terrà l’assemblea del PD che dovrà affrontare le dimissioni del segretario Nicola Zingaretti. Dimissioni arrivate con un po’ di sorpresa ma non imprevedibili data la situazione in cui si ritrova il partito. Zingaretti aveva assunto la carica di segretario due anni fa e si è ritrovato alla guida del partito in momento storico particolarmente delicato. Spesso al centro di ironie per la sua apparente assenza dal dibattito pubblico, ha sicuramente pagato il suo convinto sostegno a Giuseppe Conte. Proprio il cambio di esecutivo sembra aver segnato la definitiva spaccatura tra il segretario e le diverse anime del partito. Zingaretti è stato molto critico verso chi, a suo dire, “pensa più alle poltrone che al bene del Paese”.
Non sono mancate voci autorevoli che hanno chiesto, senza successo, al Presidente della Regione Lazio di ripensarci e ritirare le dimissioni. Il PD dovrà quindi andare in cerca dell’undicesimo segretario in 14 anni. Numeri che fanno riflettere sulla solidità e la coerenza interna di quello che era nato con l’ambizione di essere un partito capace di guidare a lungo il paese, o almeno il centrosinistra italiano. Nei giorni successivi sono circolati vari nomi. Pinotti o Finocchiaro, in risposta alle critiche su una mancanza di rappresentanza femminile nel partito. Qualcuno ha rievocato vecchi segretari, tra cui Veltroni, ma anche attuali esponenti del governo come Andrea Orlando. Il nome buono alla fine si è rivelato essere quello di Enrico Letta.
Già presidente del Consiglio tra il 2013 e il 2014, Letta si era sfilato dalle cariche politiche a seguito del “tradimento” di Renzi. Rimasta nella memoria di tanti, infatti, la frase “Enrico stai sereno”, pronunciata da Renzi solo pochi giorni prima di sostituirlo alla guida del Governo. Dal 2015 Letta si è dedicato all’insegnamento presso la Scuola di Affari Internazionali di Parigi. Dopo un iniziale rifiuto, Letta ha accettato la candidatura con un video caricato su Twitter, il social su cui è più attivo. Letta è stato molto chiaro, non sarà un traghettatore. L’intenzione è quella di rimettere insieme i cocci e dare una nuova prospettiva ad un partito che sembra aver perso le sue ispirazione e aspirazioni. Nell’assemblea proverà a convincere tutti, anche se non cerca finte unanimità. Il suo PD non sarà subalterno al Movimento5Stelle e non vivacchierà. Staremo a vedere come sarà accolto da iscritti ed elettori e se riuscirà a riscattare un partito che negli ultimi sondaggi è dato al 16%, scivolato anche dietro Fratelli d’Italia.