Caserta: usura del 120% con metodo mafioso, 3 arresti

di Redazione Zerottouno News

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di tre soggetti (di cui due destinatari della custodia in carcere e uno degli arresti domiciliari) i quali, in base agli elementi investigativi finora acquisiti, sono stati ritenuti gravemente indiziati della commissione, a vario titolo, dei reati di usura, estorsione e impiego di proventi illeciti, anche mediante l’utilizzo del “metodo mafioso”.

Il provvedimento compendia gli esiti di complesse indagini, svolte dalla Compagnia di Marcianise e coordinate
dalla D.D.A. di Napoli, nel cui ambito è stato possibile ricostruire alcune condotte usuraie ed estorsive che gli
indagati, in concorso con altri, avrebbero posto in essere ai danni di un imprenditore locale, facendo anche
ricorso a forme di intimidazione basate sulla “spendita del nome” del noto clan camorristico dei “Belforte”.

La restituzione coattiva dei singoli prestiti sarebbe avvenuta attraverso l’emissione da parte dell’imprenditore di
assegni “in bianco”, comprensivi della quota capitale e degli interessi (pari al 120% annuo), successivamente
posti all’incasso da insospettabili soggetti compiacenti i quali, una volta prelevate le somme in contanti dai loro
conto correnti, le consegnavano ai reali beneficiari.

Sono state ricostruite, inoltre, alcune operazioni che avrebbero consentito agli indagati di riciclare parte dei
proventi illeciti maturati grazie al contributo di un imprenditore che, pur essendo a conoscenza della loro origine
delittuosa, si sarebbe prestato ad utilizzare alcuni assegni oggetto di usura come mezzi di pagamento nella
propria azienda.

Unitamente alla misura cautelare personale, la Guardia di Finanza ha eseguito un provvedimento di sequestro
preventivo avente ad oggetto alcuni terreni e fabbricati per un totale di circa 240.000 euro, che si ritengono
essere beni di valore equivalente rispetto ai presunti proventi illeciti maturati attraverso la percezione degli
interessi usurai.

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