Dopo quasi 4 anni comincia a chiudersi il caso dell’omicidio di Aldo Autuori, imprenditore ucciso a Pontecagnano la sera del 25 agosto 2015. Nelle scorse ore, infatti, sono state disposte 5 ordinanze di custodia cautelare in carcere per altrettante personalità della malavita organizzata indagate. I Carabinieri della Compagnia di Battipaglia hanno eseguito gli ordini del GIP del Tribunale di Salerno per le ordinanze indirizzate a Francesco Mogavero, Enrico Bisogni, Luigi Di Martino (detto “0 profeta“), Francesco Mallardo e Stefano Cecere. I primi quatto già erano detenuti per altro; il quinto, unico libero, era invece irreperibile fino al suo rintraccio e arresto, che ha richiesto un particolare e costante impegno. Le indagini, coordinate dalla DDA di Salerno, hanno permesso di individuare in Francesco Mogavero e in Enrico Bisogni i mandanti dell’omicidio e nei restanti tre gli organizzatori dell’agguato mortale.
Più precisamente, Mogavero e Bisogni, ai vertici del clan Pecoraro-Renna operante nella Piana del Sele, avevano decretato la morte di Aldo Autuori perché quest’ultimo, una volta uscito dal carcere nel 2015, si era impegnato in una serie di attività nel settore dei trasporti ritenute di intralcio al predominio sul territorio del predetto. Mogavero e Bisogni, in considerazione dei vecchi rapporti che legavano il clan Pecoraro-Renna al clan Cesarano di Castellammare di Stabia, si erano quindi rivolti a Luigi Di Martino, detto “O Profeta”, elemento apicale del clan stabiese, per chiedere la collaborazione per l’esecuzione materiale dell’omicidio. Di Martino, quale intermediario tra i mandanti e gli esecutori materiali, si era a sua volta rivolto a Francesco Mallardo, capo indiscusso dell’omonimo clan operante nella zona di Giugliano in Campania. Mallardo aveva data incarico per l’esecuzione materiale a Antonio Tesone e a Gennaro Trambarulo, nei confronti dei quali però il GIP, non ritenendo il quadro gravemente indiziario, ha rigettato la richiesta misura cautelare. Mallardo all’epoca dei fatti sottoposto al regime della libertà vigilata nel Comune di Sulmona ma, dopo essere stato più volte contattato e raggiunto da Di Martino, gli aveva fornito la disponibilità dei suoi uomini per l’esecuzione dell’omicidio. Stefano Cecere, stretto collaboratore di Francesco Mallardo, fungeva da tramite con Luigi Di Martino.
Le indagini hanno dimostrato come i vari clan in questione (quello dei Mogavero-Bisogni di Pontecagnano, quello dei Cesarano di Castellamare di Stabia e quello dei Mallardo di Giugliano in Campania) avevano allacciato strettissimi rapporti al fine di incrementare e consolidare il controllo sui rispettivi territori di competenza, scambiandosi reciproci favori, come proprio nel caso dell’omicidio di Aldo Autuori.