Ai sindaci, agli operatori sanitari, alle forze dell’ordine, ai lavoratori, ai negozianti, ai cittadini dell’Agro Nolano:
Non mollate! Sembra una frase fatta, ma mai come ora serve essere forti. Non è facile per noi ogni sera considerare i positivi da coronavirus come dei numeri. In ogni bollettino, dietro quelle cifre ci sono storie, persone, affetti, ansie, dolori, le stesse che proviamo noi quando scriviamo e raccontiamo. Dietro ogni numero c’è un amico, un conoscente o magari un loro parente. Eppure dobbiamo farlo, è difficile e non è piacevole e, soprattutto, è il nulla paragonato al lavoro instancabile di medici, infermieri, operai, forze dell’ordine, operai, amministratori, volontari. L’abbiamo sottovalutato, ci ha colto di sorpresa, come un fulmine che ci sveglia da un sogno, ora stiamo imparando a conoscerlo e a conviverci. Questo nemico che ormai di conosciuto ha solo il nome: coronavirus. Eppure stiamo vincendo noi. Stiamo vincendo perchè, nonostante tutto, siamo ancora in piedi, abbiamo riscoperto il sacrificio, i valori genuini della solidarietà. Abbiamo sofferto e soffriamo, noi siamo giovani e probabilmente viviamo questo momento con una diversa consapevolezza, ma in realtà stiamo perdendo le radici della nostra vita. Quei nonni che ci hanno sempre protetti, quegli zii che ci hanno sempre sostenuto, quei padri, quelle madri, quei fratelli, quei figli che sono sempre stati una parte imprescindibile delle nostre vite. A tutti loro stiamo dicendo addio. Per loro, per tutti questi dolori, per tutti questi sforzi, bisogna resistere, ora ancora di più. Quando tutto finirà ci renderemo conto che la salita è appena cominciata, i sacrifici dovranno essere raddoppiati e per un po’ dovremmo dimenticarci delle feste. Faremo parte, tutti assieme, di una nuova emergenza economica e sociale. Un’emergenza che non sarà nolana, napoletana o campana, ma italiana. Qui viviamo, qui stiamo soffrendo, ma siamo parte di una sola famiglia, da Trieste a Nuoro. Ci piacerebbe che questo messaggio arrivasse a tutti quelli che ora in casa, al sicuro, proprio non ci possono stare, dai dottori ai negozianti. Ma ci piacerebbe che questo nostro pensiero arrivasse anche a chi una casa non ce l’ha, a chi è in casa ma non ha di che campare, a chi è solo. A loro, a tutti: vi siamo vicini. Non ci sono parole che tengano davanti ad un padre che non può dar da mangiare alla figlia, non ci sono proclami credibili davanti ad un uomo che non può mangiare nè dormire al coperto. Siamo tutti coinvolti, siamo tutti col fiato sospeso, facciamo tutti parte dello stesso malsano mondo. Dovremo rialzarci, tutti assieme. Per ora, però, resistiamo!
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