Non solo l’Ucraina o la Striscia di Gaza. Sono purtroppo ancora tanti i conflitti in corso nei Paesi del mondo e molti coinvolgono eserciti della stessa nazionalità. A fare un’analisi è l’AICS (Associazione Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) con Vincenzo Giardina.
Non si può non partire dalla Siria, dove a 11 anni dall’inizio della guerra civile le persone costrette a lasciare le proprie case sono state oltre sei milioni e 700mila. Ora, con la fuga di Assad, si dovrà ricostruire dalle macerie un intero Paese.
In Africa sono tanti i Paesi in guerra. In Etiopia, in guerra civile da ormai 18 mesi, lo scors 24 marzo il governo federale guidato da Abiy Ahmed ha proclamato una tregua unilaterale per sospendere il conflitto con il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf). Sempre in Africa, altro conflitto sanguinoso è quello in Yemen tra le forze Houthi e la coalizione guidata dai sauditi. Secondo l’Onu, nel Paese le persone bisognose di assistenza o protezione sono oltre 24 milioni, circa l’80 per cento della popolazione. C’è il Sud Sudan, dove i dirigenti nazionali non riescono ancora ad attuare un accordo di pace firmato già da quattro anni. Sangue scorre ancora in Mali e in Burkina Faso. Solo in quest’ultimo, secondo l’ong Gorwegian Refugee Council, a causa dei raid di gruppi ribelli, il numero degli sfollati è aumentato di 20 volte dal gennaio 2019, raggiungendo un milione e 700mila. In Nigeria, invece, la guerra civile è iniziata addirittura nel 1968 con velleità di secessione del Biafra. Ad oggi, nonostante l’elezione contestata del presidente Tinubu, sono frequenti gli attacchi terroristici del gruppo Boko Haram e il Governo italiano identifica il Paese come pericoloso: “La Nigeria presenta condizioni di sicurezza complesse, un elevato rischio di atti terroristici e criminali, scontri intercomunitari, attacchi a mano armata e rapimenti”. C’è il Myanmar, in Asia, dove l’esercito combatte i ribelli dopo che è salito al potere con un colpo di Stato nel 2021. E poi c’è l’Afghanistan, in perenne guerra civile e che ora è tornato in mano ai Talebani.
Una lista lunghissima che però comprende anche altri tipi di conflitti, come quelli tra bande armate di criminali e le istituzioni civili. E’ il caso di El Salvador, Haiti, Colombia, ma soprattutto Ecuador dove, a causa dello spostamento delle rotte del narcotraffico internazionale, dal 2018 sta attraversando un’ondata di violenza senza precedenti. Il paese si è infatti trasformato in uno dei principali nodi di transito della cocaina e diversi cartelli della criminalità organizzata hanno iniziato a combattere per il controllo delle carceri, risultando nell’uccisione di centinaia di prigionieri. In Sud America, quindi, la guerra non è tra gruppi etnici ma tra le gang, i narcos e gli Stati.