Il 29 gennaio è cominciato il nuovo anno lunare, l’anno del serpente. Almeno così mi dicono. Non so bene che significa, ma mi piace tenermi aggiornato su roba di cui non mi interessa niente. Tipo, dopo questa settimana so tutto su Fedez e Ferragni, ho anche in mano uno scoop inedito che conosco solo io. Ma non è questo il momento di parlare di gossip. Oggi voglio scrivere di qualcosa di più intimo: l’Etiopia. No, là comincio male. Non sono capace di parlare di un paese intero. Restringiamo il campo d’azione, altrimenti diventa troppo impegnativo.
ADDIS ABABA. Ecco qua, meglio così. La prima volta che sono passato per Addis è stato per caso. Ero in scalo per pochissimo tempo, uno/due giorni. Eppure è stato abbastanza per darmi la bambola. Addis da subito mi è sembrata una città ambivalente: moderna ma legata alle tradizioni. Giravo per strada e i colori, gli abiti tradizionali, il cibo, le celebrazioni religiose, l`odore di caffè, tutto era così affascinante. Così diversa da Niamey, cosi lontana dai clichè sull’Africa e da tutto quello che avevo visto in televisione. Addis mi ha colpito perché m`è bastato un attimo per sentire la forza della cultura, la fierezza di un Paese dove non si vede la solita impronta del colonizzatore.
Così, con Addis e l’Etiopia intera è stato amore a prima vista. Tanto che dopo esserci passato una volta ho deciso di andare a viverci. L’esperienza è stata surreale. Col tempo, però, la città ha iniziato a pesarmi. Verso la fine della mia avventura ho avuto la sensazione che Addis mi avesse tradito. Ammazzato. Prosciugato di ogni energia.
Poco prima della mia partenza, quei geni del Comune hanno deciso di ricostruire la città daccapo. E questo significava cantieri aperti e macerie dappertutto. Un bordello allucinante. La vita di tutti i giorni era diventata impossibile e, lo ammetto, una parte di me non vedeva l’ora di andarsene.
Poi, con il tempo e la distanza giusta, i miei sentimenti verso la città si sono riequilibrati. Addis Ababa è una città diversa da quelle in cui sono stato. Speciale, soprattutto perché impossibile da giudicare secondo i criteri classici di comfort, bellezza e vivibilità. Non è la classica città da cartolina. Non ha l’eleganza delle capitali europee o il fascino esotico di certe altre parti del mondo.
Addis è più come quei quadri astratti che a prima vista sembrano senza senso, ma più li guardi e più ti lasciano qualcosa. Una sensazione. Di più. Un`emozione. Presa a pezzi, non sembra niente di che, ma la sua magia sta nel fatto che il tutto è molto più della somma delle sue parti.
Questa cosa è complicata. No, la verità è che è Addis a essere complicata. Complicata da vivere ma soprattutto da raccontare. Perciò mi viene difficile scriverne. Non vorrei dare un’immagine sbagliata del posto. Ci ho lasciato talmente tanti amici che mi piacerebbe renderle giustizia.
E se fossi veramente bravo lo farei parlando un po` di più della sua storia millenaria, della religione, dello stile architettonico, della natura, del recente sviluppo, delle difficoltà politiche nazionali ed internazionali. Purtroppo però non ne sono capace per due motivi: 1, non ne so abbastanza e 2, non è quello che mi ha colpito di più.
Quello che ha reso Addis speciale per me sono le persone con cui ho legato. Quando penso alla città, non mi vengono in mente monumenti, storia, o luoghi sacri. Penso a come la gente mi ha fatto sentire. Mi sono sentito circondato da così tanto affetto e calore che mi sentivo parte di qualcosa più grande di me.
Non ero abituato a questa cosa, ma la gente mi trattava come uno di famiglia senza che avessi fatto niente per meritarlo. Semplicemente perchè ero passato di là. E` stata una sensazione unica. Un calore umano che non avevo mai provato prima.
Ora, mi verrebbe voglia di chiudere con una frase profonda tipo: “Vivere ad Addis è stato un po’ come bussare alla porta di casa e sentirmi dire ‘entra’, senza nemmeno dover spiegare chi sono”. Ma sento che sto esagerando. Meglio fermarsi qua, prima che l’articolo prenda una piega troppo sentimentale. Non voglio finire per dare l’opportunità ai miei amici etiopi di sfottermi a vita.
E allora, invece di cadere nella trappola della nostalgia, meglio chiudere annunciando lo scoop che tutti aspettavano dall’inizio. Fermi tutti. Notizia bomba: Fedez e la Ferragni si sono lasciati!