Terra dei Fuochi: le reazioni alla condanna della CEDU

Il mondo della Politica ha reagito alla condanna della Corte

di Luisa Sbarra

Il 30 gennaio 2025 la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l’Italia per la situazione di grave inquinamento ambientale che ha interessato la “Terra dei Fuochi”, il vasto territorio tra Napoli e Caserta tristemente noto per gli sversamenti illegali di rifiuti tossici e per l’incendio di discariche abusive. La sentenza ha riscontrato il plauso di alcune forze politiche che hanno visto nella decisione un forte segnale di giustizia per le vittime delle terribili contaminazioni e un monito per le amministrazioni che non hanno saputo proteggere i propri cittadini.

Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha sottolineato come la sentenza fosse il frutto di anni di battaglia per il riconoscimento della gravità della situazione, promettendo nuovi interventi per bonificare le terre colpite. “È il momento della responsabilità – ha dichiarato – l’Italia non può più voltarsi dall’altra parte”.

Tuttavia, dalle opposizioni arriva l’accusa per il governo di non aver fatto abbastanza per fermare la crisi ambientale alla radice e di non aver preso misure preventive adeguate, soprattutto nel periodo immediatamente successivo alla scoperta delle discariche abusive.

L’Unione Europea ha espresso solidarietà alla popolazione e ha chiesto al governo italiano di intensificare gli sforzi per la bonifica dei territori e per il rafforzamento delle leggi contro i crimini ambientali.

Tuttavia, la decisione della Corte ha sollevato anche il problema della lentezza burocratica e della mancanza di coordinamento tra le diverse autorità locali, regionali e nazionali. Gli enti locali, infatti, in particolare quelli di Napoli e Caserta, sono stati accusati di non aver preso misure tempestive per fermare l’inquinamento e di aver ignorato le segnalazioni dei cittadini e delle associazioni ambientaliste per anni. In risposta, alcune amministrazioni hanno annunciato la creazione di nuove task force per monitorare la situazione e accelerare la bonifica, ma la fiducia nella politica locale è ormai compromessa.

Anche Don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, da anni impegnato nella lotta per la tutela del territorio del Casertano inquinato dai rifiuti tossici, ha commentato la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo: “La giustizia è arrivata e questa sentenza rappresenta uno spartiacque importantissimo. Avrei preferito avere torto perché significa che mio nipote, mia cognata e tante altre persone adesso sarebbero ancora qui. Il cancro sta falcidiando la popolazione“. Per l’occasione, ha organizzato una messa in ricordo di tutte le vittime della Terra dei Fuochi proprio nella chiesa del Parco Verde che ha visto la partecipazione di centinaia di persone e di personalità di spicco della politica e delle istituzioni.

Le reazioni del mondo politico, delle istituzioni e della società mostrano chiaramente che c’è un ampio consenso e consapevolezza sulla gravità della situazione. La strada da percorrere per risanare il territorio e garantire la sicurezza dei cittadini è però lunga e complessa. La vera sfida ora sarà quella di tradurre questa sentenza in azioni concrete che non solo riparino ai danni passati, ma prevengano futuri disastri ambientali. In un contesto internazionale sempre più attento alla tutela dell’ambiente, la Terra dei Fuochi è diventata un simbolo di ciò che accade quando le leggi vengono ignorate e la salute dei cittadini messa in secondo piano. La speranza è che, a partire da questa sentenza, l’Italia possa finalmente porre fine a una delle tragedie ambientali più gravi della sua storia.

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