Nelle zone di conflitto i bambini non sono solo esposti alla violenza delle armi, ai bombardamenti, ma anche a condizioni ambientali estreme che mettono a repentaglio la loro vita. Il freddo, le forti piogge, insieme alla mancanza di un riparo, di un giaciglio adeguato, e alla scarsità di cibo e di assistenza sanitaria, causano un crescente numero di decessi.
Nella Striscia di Gaza la situazione risulta essere abbastanza critica. Le temperature notturne scendono fino a 10 gradi sottozero e per chi vive nelle tende e in ricoveri di fortuna, privi di riscaldamento, senza coperte ed indumenti pesanti, è dura trascorrere la notte. Nella sola settimana iniziale del 2025 si sono registrati almeno 7 bambini morti per ipotermia.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Wafa, che cita la Protezione civile palestinese, oltre 1.500 tende che ospitavano gli sfollati nei campi profughi e nei rifugi si sono allagate a causa delle forti piogge. “Oggi Gaza è forse il luogo peggiore del pianeta per i bambini – commenta Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia – Sono morti assolutamente evitabili che mettono a nudo le condizioni disperate in cui versano le famiglie della Striscia”.
Proprio l’UNICEF ha reso noto che, dall’inizio del monitoraggio nel 2005, le Nazioni Unite hanno verificato 315.000 gravi violazioni commesse dalle parti in conflitto in più di 30 situazioni inAfrica, Asia, Medio Oriente e America Latina, tra cui più di 120.000 bambini uccisi o mutilati.
Anche in Ucraina la guerra ha esposto milioni di bambini a condizioni di vita disumane ed estremamente difficili. L’arrivo dell’inverno diventa un incubo. La mancanza di riscaldamenti, le infrastrutture energetiche danneggiate e tutto il resto aumentano il rischio di ipotermia e di malattie legate al freddo. L’UNICEF segnala che oltre 3,2 milioni di bambini necessitano di assistenza umanitaria, con molti che vivono in rifugi non adeguati alle rigide temperature invernali.
Sempre l’UNICEF sta lavorando incessantemente per fornire assistenza nelle zone di conflitto, distribuendo indumenti invernali, coperte e forniture di emergenza. Tuttavia, l’accesso umanitario è spesso limitato a causa delle ostilità in corso, impedendo la consegna tempestiva degli aiuti necessari. L’organizzazione, proprio a Gaza, ha più volte chiesto un cessate il fuoco immediato e duraturo per garantire la sicurezza dei bambini e permettere la distribuzione degli aiuti umanitari. Per raggiungere questo obiettivo il portavoce Iacomini propone di replicare il modello della tregua-polio, sperimentato a settembre, quando le armi si sono fermate per consentire di vaccinare con successo 600.000 bambini. La stessa cosa potrebbe essere ripetuta per far gli aiuti umanitari ed evitare queste morti.