L’omicidio di Santo Romano ha scosso Napoli e non solo. Alcuni giorni dopo il suo omicidio a San Giorgio a Cremano e Portici, un imponente corteo con oltre cinquemila studenti delle scuole superiori, con l’appoggio del sindaco Giorgio Zinno, ha sfilato in strada per dire No alle armi e ai giovani morti in strada. Un omaggio forte a Santo Romano, ucciso a bruciapelo nella movida di San Sebastiano al Vesuvio per una banale lite.
Nel frattempo, i genitori del killer hanno scritto una lettera di scuse ai genitori di Santo. Prendono le distanze dal 17enne di Barra, ritratto in alcune foto con il figlio del boss del clan Aprea e con Francesco Pio Valda, killer di Francesco Maimone. Nella lettera si legge: “Vi chiediamo scusa, perdono, per ciò che ha fatto nostro figlio, per il dolore terribile che vi è stato inflitto, la tragedia che state vivendo perché perdere un figlio è una cosa inaccettabile, inspiegabile, un dolore che vi accompagnerà per tutta la vita. Nostro figlio ha distrutto la vostra famiglia, ma anche la nostra, noi siamo una famiglia umile“. I genitori del ragazzo chiariscono che il 17enne “è sempre stato curato e seguito, da piccolo dalla neuropsichiatra infantile, due anni fa diventò ingestibile e subito presi provvedimenti con i servizi sociali. Rifiutava medicinali e visite. Noi siamo una famiglia sconvolta e distrutta insieme alla vostra, chiediamo perdono da parte di nostro figlio“.
Il clima si è inevitabilmente infiammato e al centro del vortice ci è finito anche l’avvocato del giovane killer 17enne, il suo difensore Luca Raviele, che ha sporto regolare denuncia per minacce ricevute dopo le sue dichiarazioni in riferimento alla tesi difensiva. Un ambiente ormai incandescente che ha spinto il Prefetto di Napoli, Michele Di Bari, ad incontrare in una formale riunione il sindaco Manfredi e il ministro Piantedosi. Al via un nuovo programma di sicurezza: più controlli, più forze dell’ordine in strada, più telecamere di videosorveglianza.