Le alluvioni sono tra le manifestazioni più tipiche del dissesto idrogeologico e si verificano quando le acque di un fiume non vengono contenute dalle sponde e si riversano nella zona circostante arrecando danni a edifici, insediamenti industriali, vie di comunicazione, zone agricole.
Le alluvioni più importanti che hanno interessato l’Italia e che hanno comportato un pesante bilancio sia in termini di perdita di vite umane che di danni, sono state quelle del Po nel Polesine (1951), dell’Arno (1966) e del Po nel Nord Italia (1994 e 2000). Tuttavia in Italia sono frequenti alluvioni che si verificano in bacini idrografici di piccole dimensioni a causa di precipitazioni intense e localizzate che sono difficili da prevedere. Tali bacini, presenti soprattutto in Liguria e Calabria, sono caratterizzati da tempi di sviluppo delle piene dell’ordine di qualche ora che determinano alluvioni di elevata pericolosità che spesso provocano vittime, danni all’ambiente e possono compromettere gravemente lo sviluppo economico delle aree colpite.
Le alluvioni sono fenomeni naturali, tuttavia tra le cause dell’aumento della frequenza delle alluvioni ci sono senza dubbio l’elevata antropizzazione e la diffusa impermeabilizzazione del territorio, che impedendo l’infiltrazione della pioggia nel terreno aumentano i quantitativi e le velocità dell’acqua che defluisce verso i fiumi. La mancata pulizia di questi ultimi e la presenza di detriti o di vegetazione che rendono meno agevole l’ordinario deflusso dell’acqua sono un’altra causa importante.
Secondo un nuovo studio degli scienziati di ClimaMeter, le sempre più frequenti alluvioni sono legate al cambiamento climatico. I cambiamenti climatici, viene specificato, “possano aver aumentato l’intensità delle piogge ed è coerente con le prove ben consolidate che dimostrano che un’atmosfera più calda può trattenere una maggiore quantità di umidità, portando ad acquazzoni più pesanti”. Per gli scienziati, quindi, è plausibile considerare che nel Mediterraneo le elevate temperature del mare a causa del riscaldamento globale possono portare a eventi meteo sempre più carichi di energia.
La comunità internazionale sta cercando di arginare il problema dei cambiamenti climatici con l’accordo di Parigi, un trattato internazionale che vincola giuridicamente i suoi firmatari affinché agiscano per combattere i cambiamenti climatici. Nel 2015, per la prima volta, i governi hanno convenuto di comune accordo di compiere un importante sforzo collettivo per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 °C e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici L’accordo è entrato in vigore il 4 novembre 2016, dopo l’adempimento della condizione di una sua ratifica da parte di almeno 55 paesi che rappresentassero almeno il 55% delle emissioni globali di gas a effetto serra. In esso è delineato un piano d’azione per limitare il riscaldamento globale.