“Campo di battaglia”: una spettacolare e lucida pellicola di Gianni Amelio

Il film è stato presentato all’81° Mostra del Cinema di Venezia

di Milena Liberti

Il film “Campo di Battaglia” del regista Gianni Amelio, presentato all’81° mostra di Venezia, descrive con una lucidità sconvolgente le conseguenze della guerra e l’influenza nefasta che ha sui poveri soldati mandati al fronte. Liberamente ispirato al romanzo “La sfida” di Carlo Patriarca, il film appartiene a quel tipo di cinema classico e consuntivo che solo i registi come Gianni Amelio con un’esperienza di lunghi anni con la cinepresa e in grado di padroneggiare le emozioni dello spettatore, possono rappresentare.

Come ha sempre affermato lo stesso Gianni Amelio, “Campo di Battaglia” è un film sulla guerra e non di guerra: non si vedono battaglie o strategie militari e tutte le scene si svolgono nelle retrovie, fuori dalle trincee e lontano dai territori degli scontri.

Il racconta gravita attorno ad un ospedale da campo dove vengono ricoverati i feriti gravi. Nell’ospedale lavorano due giovani ufficiali medici, amici d’infanzia: Giulio e Stefano. I due amici, colleghi d’università, incarnano un modo diverso di vedere la professione medica. Stefano, ligio al dovere, rigido nel suo essere militare, intransigente, vuole rimandare tutti i soldati a combattere al primo accenno di guarigione, soprattutto quelli che in qualche modo si procurano ferite o mutilazioni per evitare di tornare al fronte. Li disprezza, li ammonisce, li ritiene vigliacchi, traditori della patria. Dall’altra parte c’è Giulio che sembra quasi un personaggio di Dostoevskij, vicino a quelli che soffrono, tormentato da una realtà che non accetta. Lui, che voleva essere un biologo, si trova ad affrontare l’orrore della guerra che non condivide.  Per aiutare i feriti in via di guarigione, pronti per essere rimandati al fronte ma che vorrebbero tornare a casa, con il loro consenso, li aiuta nella mutilazione. I pazienti lo chiamano “mano santa” perché li strappa a una guerra ingiusta, rifiutandosi di obbedire alle circostanze.

Entrambi gli amici agiscono con una genuina nobiltà d’animo e con onore, assumendosi la responsabilità delle loro decisioni e vivendo il loro personale conflitto. Messi di fronte a fatti drammatici e devastanti, scelgono due percorsi opposti. In mezzo a questo dualismo c’è Anna, una giovane donna che sarebbe stata anch’essa medico se il costume del tempo non le avesse impedito di laurearsi in quanto donna, costringendola a preferire, rinunciando alle sue aspirazioni, di essere soltanto una brava infermiera crocerossina.

Nel film si combattono due guerre: una al fronte, ed un’altra che arriva con la Spagnola che miete in Italia circa 600.000 vittime e che in qualche modo accelera la fine del conflitto.

Il film comincia con la prima scena di straordinario impatto che anticipa e predispone i toni di questo dramma morale all’interno di un dolore indicibile e collettivo. Lo spettatore viene catapultato in un campo di battaglia, si odono i rimbombi dei cannoni, una scena dai colori inquietanti, un soldato tasta decine di corpi accatastati in trincea. Ogni tanto recupera qualcosa dalle loro tasche, magari un pezzo di pane duro che addenta famelico: improvvisamente tra i cadaveri un braccio balza fuori, non tutti i morti sono morti.

Il regista riesce a ricostruire il passato in modo inappuntabile, con i dialetti che si mescolano e si sovrappongono, pur tuttavia nel dolore collettivo si crea una fratellanza tra i soldati e una comprensione che va oltre le radici regionali. Notevole la recitazione degli attori comprimari: uno campano, interpretato da Vince Vivenzio, e uno siciliano, interpretato da Giovanni Scotti.

i tre protagonisti – Alessandro Borghi nei panni di Giuio, Gabriel Montesi in quelli di Stefano e la trevisana Federica Rosellini –sono di impressionante impatto scenico.

Finiamo con la musica (di Franco Piersanti), usata hollywoodianamente a sottolineare le emozioni; alla fotografia di Luan Amelio, figlio del regista, che ricalca la luce chiaro scuro per le scene interne all’azzurro delle montagne per le scene esterne. Insomma un film completo, appassionato, che fa riflettere sugli orrori delle guerre attuali e su tutti gli ultimi, i sommersi, che si trovano a combattere una guerra decisa da altri.

Assolutamente da vedere.

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