Osservare Napoli e la propria terra dopo aver vissuto in Asia

Il racconto di un napoletano, viaggiatore per scelta e per lavoro

di Luca Marro

Non so mai come cominciare un articolo. Che dovrei scrivere? Dovrei raccontare un po’ la mia vita negli ultimi mesi. Lo devo dire che ho lasciato l’Africa e adesso vivo in Asia? Forse non gliene frega niente a nessuno della mia vita personale. Fammi provare a essere meno egocentrico e smetterla di parlare sempre sui miei viaggi all`estero e scrivere finalmente del posto da cui vengo. Comincio con un pensiero semplice che mi è nato qualche settimana fa quando sono stato in Italia. A Napoli precisamente, anche se a dire il vero non era proprio Napoli. Io abito più in provincia. C`è subito da fare una premessa: io e Napoli abbiamo da sempre un rapporto poco chiaro. Un po’ confuso. Quando la gente mi chiede da dove vengo io rispondo in automatico: Napoli. Anche se onestamente non sono un grande conoscitore della città, non ci ho mai veramente vissuto.

Nonostante questo, da sempre nutro una devozione irrazionale per il capoluogo della mia regione. Due sono i principi cardine della mia esistenza: numero uno “Juve Mer**”, numero due “Napoli è il posto più bello del mondo”. Due leggi naturali per me al pari delle leggi di Newton e il concetto di gravità. Per anni, infatti, ogni qualvolta mi trovo a parlare di Napoli ripeto a macchinetta sempre le stesse espressioni sentite e risentite dalla gente che mi sta attorno: “Ahhhhh il golfo di Napoli, il golfo più bello del mondo. Castel Dell’Ovo? Magnifico. Per non dimenticare Castel dell’Elmo. La Pizza!”.

Poco importa se in fin dei conti la città l’abbia sempre conosciuta in maniera superficiale. Non mi sono mai posto troppe domande sull’argomento. E’ così e basta. Eppure, ora, viaggiando più spesso, i miei sentimenti e sensazioni si sono evoluti.  Vi spiego meglio. Pochi giorni prima di ripartire verso l’Asia ho deciso di andare a fare il bagno a Ischia. L’isola più bella del mondo, a detta di tutti. E quindi per osmosi anche per me. Mi volevo inebriare delle bellezze della mia regione prima di andarmene, e allora mi sono catapultato sull’isola.

La giornata di mare è breve ma intensa. Sveglia presto e si va al porto. Ci imbottigliamo nel traffico, il parcheggio costa una fortuna, non si capisce da dove parta l`aliscafo. Alla fine, ce la facciamo. Ci infiliamo come sardine su questo barcone. Arriviamo a Ischia e siamo sudati come se avessimo attraversato il Sahara. La prima tappa è finita. Si riparte, adesso è l`ora di riprendere la macchina direzione Sant’Angelo. Sulla strada la vista è bellissima ma tutta la parte mare è occupata da centinaia di lidi che si susseguono uno dopo l’altro e che rovinano il paesaggio. Arriviamo a Sant’Angelo. Ci posiamo su un lembo di spiaggia di più o meno 10 metri quadri dove si accalcano tre lidi diversi. Bisogna pagare, di nuovo. Stavolta è il turno di ombrellone e sdraio. Le sdraio sono una azzeccata all’altra, la spiaggia sembra troppo piccola per averne così tante. Andiamo a mare, l’acqua è sporca. Le barche sono troppo vicine alla riva, non c’è nessuno che controlla. Tutti gli scarichi finiscono a riva. Prendiamo il pedalò allora, si deve ancora pagare. Sono frustrato.

Ritorno a casa e non sono poi così sicuro di essere stato sull’isola più bella del mondo. La parte selvaggia dell’isola è sottomessa e svalorizzata da tutto quello che c`è attorno. Per di più ogni pezzetto di spiaggia è coperto da ombrelloni e sdraio di lidi diversi. Tutto è a pagamento e la maggior parte dei servizi ricevuti sono stati non necessari o scadenti. Questa differenza enorme tra le mie convinzioni pre-arrivo e le mie sensazioni sul posto mi ha destabilizzato. Quello che che ho creduto per anni non corrisponde a quello che in realtà sento.

Non è che Ischia sia brutta, non voglio dire questo. E non è nemmeno questo il punto. L’isola è chiaramente una bellezza naturale della nostra regione, ma dal modo in cui viene curata e gestita non sembra esserlo. Ogni minimo spazio disponibile sembra essere alla mercé di chiunque voglia o abbia le possibilità. Non sembra esserci una preservazione della parte naturale dell’isola. E per forza di cose l’anima più selvaggia d’Ischia, che in fin dei conti è quella più attraente, ne risente e quindi pure tutti i turisti che vengono a visitarla.

Mentre arrivo a questa conclusione mi rendo conto che c’ho messo 30 anni per riuscire a sviluppare un pensiero mio, quasi indipendente, sulla mia terra. Sono nato e cresciuto in un mondo napoletano, o partenopeo, impregnato in tutti i suoi strati di orgoglio regionale. Un orgoglio che senza accorgermene, per osmosi ho sviluppato anch’io. E forse è questo il motivo per cui ripeto a mo’ di pappagallo ai quattro venti che Napoli è il posto più bello del mondo senza nemmeno conoscerla.

Ah, ma allora anche Napoli può essere diversa da quella che ho sempre immaginato? Il dubbio mi devasta. Forse il fatto di aver viaggiato negli ultimi anni ha aperto un po’ di più i miei orizzonti. Ma adesso sono nel pallone. Tutti i miei credo più intimi sono in procinto di vacillare. Per fortuna sono malato di pallone e vedere quanto stia facendo male la Juve di Thiago Motta in queste prime partite di Serie A mi fa gioire e riprendere. Juventus primo nemico, sempre e comunque, nonostante tutto. Mi rendo conto di una cosa, l’astio verso la Juventus mi stabilizza. E’ la certezza della mia vita. Per fortuna, non tutto cambia. Mi sento finalmente sereno.

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