Dai Balcani all’Italia in cerca di lavoro, ora Marcella vive sotto i portici

di Nello Cassese

Molti la conoscono come “la donna della banca” o “quella sotto la banca”, in realtà il suo nome è Marcella. Più precisamente, Marcella è il suo nome italianizzato, perchè questa donna è giunta dai Balcani in cerca di lavoro, ma purtroppo in Italia ha trovato solo un portico di una banca che le da riparo la notte, e spesso anche nelle ore diurne.

Ci siamo presentati da lei con una razione di cibo e, senza identificarci come testata giornalistica per non metterla a disagio, abbiamo chiacchierato qualche minuto con lei. Incredibilmente socievole e sorridente, ci ha detto di chiamarsi Marcella, ma ha italianizzato il suo nome, ci ha riferito di venire dai Balcani in cerca di lavoro. Nella sua patria non aveva lavoro e ha sperato di trovare un’opportunità in Italia; alle domande sulla famiglia risponde con cenni del capo, quasi come a non volerne parlare, atterrita da questa situazione in cui versa. L’aiutano in tanti, poco prima era passata una ragazza e le aveva lasciato del cibo, mentre acqua e coperte già ne aveva. Parla perfettamente italiano e non è difficile comunicare con lei, ha riferito che molti la aiutano ma che giustamente vorrebbe una sistemazione fissa e soprattutto vorrebbe lavorare. Ci siamo salutati con la promessa di tornare con buone notizie e lei ci ha risposto con un grande sorriso a bocca chiusa e con due pollici in alto, in segno di speranza. Quella speranza che lei sembra non aver perso, assieme a quella volontà di lavorare e di rendersi utile, restituendo qualcosa al paese che l’ha accolta.

Solo pochi giorni fa avevamo lanciato la notizia della sua situazione sui social e avevamo sperato che qualcosa si smuovesse. Molti ci hanno riferito che già l’aiutavano in qualsiasi modo possibile e molti invece avevano detto di provvedere di lì a poco a fornire un seppur minimo aiuto. Poca risposta, anzi nessuna risposta, abbiamo ricevuto dalle istituzioni, e si fa fatica a pensare che non sappiano niente, dato che la donna “alloggia” in uno snodo principale e centrale della città. Ci sono associazioni come la Comunità di Sant’Egidio e Nova Alba che vivono quotidianamente queste realtà, CIVITAS invece ha un piccolo dormitorio a Nola, ma non è specializzato nell’accogliere donne. Tutte queste associazioni hanno pochissimi fondi e sono spesso isolate, ma perchè le istituzioni sono sorde a questi problemi? Chi è stato eletto può davvero essere considerato rappresentante dei nolani, quegli stessi nolani che stanno aiutando come possono queste persone?

Ci siamo attivati anche noi e abbiamo trovato una piccola possibilità in un’azione sinergica tra polizia e vigili urbani; nel frattempo, chiunque voglia e possa, anche con un minimo gesto, aiuti questa donna e chiunque versi in queste condizioni. Ricordiamo che la donna parla perfettamente italiano ed è molto socievole, per qualsiasi altra segnalazione rinnoviamo l’invito a contattarci e a contattare associazioni e istituzioni. L’Italia non sarà la “terra delle opportunità”, ma davvero non può essere neanche una terra dove poter vivere almeno in maniera dignitosa?

di Nello Cassese

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