L’insufficienza cardiaca può essere curata? E’ davvero irreversibile? Prima avremmo detto di si, ma ora una nuova sperimentazione dà nuove speranze. Si sa, la medicina è in continua evoluzione, ma quello che giunge dalla California è una notizia sensazionale. Come riporta ANSA, un team di scienziati e medici, sotto la direzione di Walter J. Koch, ha somministrato la Paroxetina a dei topi affetti da insufficienza cardiaca.
L’esperimento vedeva protagonisti tre gruppi di topi ai quali venivano somministrati: al primo gruppo dosi di paroxetina, in misure uguali a quelle dei normali pazienti, al secondo gruppo il principio attivo del Prozac, mentre l’ultimo gruppo è stato sottoposto a terapie beta-bloccanti. Il risultato è stato che solo il gruppo al quale è stata somministrata la paroxetina ha risposto in modo positivo al farmaco, curando nel vero senso della parola i topi dall’insufficienza cardiaca.
La paroxetina è un antidepressivo comune che aumenta la disponibilità sinaptica della serotonina, carente nei soggetti “depressi”; viene anche somministrato a quei pazienti affetti da agorafobia, disturbi d’ansia, fobia sociale, disturbo ossessivo-compulsivo. Questo antidepressivo è il più potente della sua classe e quello che provoca il minor numero di effetti collaterali, inoltre è comune e facilmente reperibile. Se dovesse, con il tempo e con le sperimentazioni, funzionare anche sugli uomini per la cura dell’insufficienza cardiaca sarebbe una scoperta sensazionale. Dalla California arrivano notizie confortanti, tante morti potrebbero essere prevenute con un comune antidepressivo.
di Nello Cassese