La mezza età è cosa carogna, assai. Il dazio agli acciacchi ti viene, in qualche modo ricompensato. Capisci un po’ di più. Preconizzi. Comprendi e desumi. E presumi. E pensi che l’esperienza faccia il gioco. Ma, talvolta, anche un concerto ti mette a soqquadro. E sovverti i pensieri, le parole, le opere e quello che vorresti. E quello che t’aspetti. E non. Ma in una sera d’estate si consuma un reato d’ascolto. Un buon numero di anni scorsi, in un’intervista, la bella, brava e buona Oxa, all’apice della fama, così dichiarò: “Sono la Maradona della musica italiana. Mi alleno ed ho un’estensione vocale senza paragoni”. Vero. Pure sacrosanto, altroché! Ma una bella voce, senz’altro la sua, è usa per intonare successi, così come li conosciamo. Altri toni, altre melodie, altri refrain, sono di altri artisti. I vocalizzi esistono, ancorché, preparatori. Assolutamente non conclusivi. Continuamente. Le canzoni abbozzate e poi sospese, in virtù di un’esposizione tecnica delle corde vocali, sortiscono effetto contrario. Un nome noto pattuisce componimenti conosciuti. Quelli che ti hanno consacrato. Pretenzioso pensare ad un’altra carriera. Pazienza, un po’ di sogni sfregiati. Un ricordo che viene salvato dai dischi. E poi immagini ad internet e YouTube come un gol al novantesimo. Baluardo e salvaguardia dei tempi andati. E pensare che c’erano tutte le condizioni. L’eleganza dei Templi di Paestum. Colonnato da sfondo e cassa armonica. Pubblico numeroso e silenzioso. Ed educato. Il ritardo iniziale è tollerato perché, pensi, sia d’ordinanza. In questi tempi.Il mancato saluto, vuoi vedere che è modernità non recepita? E manco una parola sulla location? Suvvia, cosa c’entra?
Il gruppo musicale sembra preparato. Sembra, perché sfruttato a senso alternato. Batterista e flautista bravi. Un basso prediletto e preferito ad una chitarra piuttosto inespressa. Tastiere a supporto. Perché mancava un coro? Ma per esaltare una voce solista, no? Ma la Oxa non ne ha bisogno. Brava è brava. Acclarato e conclamato. Ma la mancanza di accompagnamento ha avuto l’effetto di un certa mancanza di ritmo. Eppure i pezzi, quelli conosciuti assai, lo permettevano e consentivano. Risultato di rimando: riunione musicale a stampo intimista. In conferma, ed ha corroborato ciò, un paio di discorsi infilati tra un gorgheggio e l’altro. Perché? Per cosa?
La mise dell’artista, però, è sembrata, completamente all’altezza. Nostra signora delle note. L’inizio lento, cauto, di studio, ha dato modo di apprezzare l’eleganza. Davvero molto chic. Quasi radicale. Il bis ai saluti finali ha proposto il componimento ultimo di San Remo. Quello si, molto fedele. Talmente tanto da accompagnare gli astanti, in fila per l’uscita, con un silenzioso, prossimo, confronto, col vicino di platea.