Il 17 giugno scorso è stata diffusa la notizia della morte di un uomo, un bracciante lasciato in strada dai datori di lavoro con un braccio mozzato. L’arto si sarebbe staccato in seguito a un incidente che l’operaio, addetto al taglio del fieno, avrebbe avuto con un macchinario. Invece di essere soccorso, l’uomo è stato abbandonato in strada, nei pressi della sua abitazione, da un pulmino nove posti. L’uomo è stato poi portato con l’eliambulanza in ospedale a Roma.
L’uomo si chiamava Satnam Singh, aveva 31 anni ed era un bracciante indiano di un’azienda di Latina. Secondo i risultati dell’autopsia, resi noti il 24 giugno, Singh sarebbe morto per l’emorragia e si sarebbe probabilmente potuto salvare se i soccorsi fossero stati chiamati prima. Infatti, dal momento dell’incidente a quello della chiamata al 112 sarebbe passata almeno un’ora e mezza. Secondo quanto riportato da La7 in anteprima, l’azienda era sotto indagine per caporalato poichè accusata di usare manodopera straniera per pochi euro al giorno, senza ferie né riposi e con orari di lavoro superiori a quelli consentiti dalla legge.