Gli arbitri italiani sono in cerca di sponsor, la crisi colpisce anche l’AIA

di Nello Cassese

Attaccata, spesso sotto accusa, molte volte odiata dai tifosi ed ora anche in crisi economica. La classe arbitrale, si sa, non è la più amata nel panorama sportivo, eppure forse pochi si aspettavano che potesse anche avere i forzieri semivuoti. A parlarne è proprio il presidente dell’AIA Nicchi che, tramite “La Repubblica”, ammette che l’Associazione Italiana Arbitri starebbe tagliando di alcuni milioni il tesoretto stanziato per le spese AIA nel bilancio previsto nel 2015 dalla FIGC, cercando di risparmiare quanto più possibili su stage, preparazione degli arbitri, trasferte. L’obiettivo del team di Nicchi sarebbe quello di cercare nuovi sponsor, in attesa dei fondi. Non sarebbe tuttavia la prima volta che le casacche arbitrali sono oggetto di sponsorizzazioni, qualche anno fa infatti si poteva vedere l’arancia del conto arancio dell’ING Direct sulle maniche dei direttori di gara e degli assistenti.

I costi sono molti e i fondi pochi, ecco perchè Tavecchio starebbe pensando di fare a meno degli arbitri addizionali a partire dalla stagione 2015-2016, sostituendoli con la goal line technology. Gli arbitri di linea, come vengono chiamati in termini meno tecnici, costerebbero all’anno 1 milione e 200mila euro a stagione, prendendo una paga di 1000 euro a partita. Altro dato preoccupante riguarda quello sull’escaletion di violenza ai danni degli arbitri, spesso giovani e in categorie basse; se si vuole partire dall’anno 2009, fino ad arrivare alla stagione 2013-2014, infatti si può verificare che sarebbero stati segnalati circa 2200 casi di violenza sugli arbitri, molti dei quali costretti anche a cure mediche.

Eppure la scuola arbitrale italiana è una delle migliori al mondo; Rizzoli (eletto tra l’altro miglior arbitro nel 2014 dall’IFFHS) e i suoi colleghi hanno arbitrato egregiamente la finale dei mondiali dell’estate scorsa, Pierluigi Collina è designatore UEFA e in Serie A ci sono, nonostante molte critiche, arbitri di talento. Probabilmente il calcio italiano, compresi gli appassionati tifosi, non è ancora maturo, ancora intriso nella sua convinzione che un errore arbitrale in ogni caso possa segnare l’esito negativo di una partita. L’unica certezza, putroppo, viene proprio dalle casse dell’AIA che appaiono sempre più povere di fondi.

di Nello Cassese

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