A Roma, quest’anno, tante sono state le cose successe ai BNL. Partiamo con ordine.
Errani/Paolini doppio vincente. Più piccoline delle altre, meno potenti al servizio ma quanto più sapienti, grintose e alla fine vincenti le due azzurre che hanno riconquistato il titolo a 12 anni dal successo della stessa Sara Errani, allora in coppia con Roberta Vinci. In questa specie di seconda carriera, che Sara si è regalata a 37 anni dopo aver realizzato un decennio fa il “Career Grand Slam” (insieme a Roberta Vinci si aggiudicò tutte e quattro le prove storiche tra il 2012 e il 2014), la sintonia trovata in campo con una Jasmine Paolini davvero esplosiva ha creato una coppia capace di tutto, proprio in virtù della potenza e velocità della toscana supportata dalla sapienza tattica “mostruosa” della romagnola.
Era arrivato carico di determinazione, invece, Rafael Nadal. In cuor suo pensava che, dopo l’onesta prestazione a Madrid (con la vittoria su Alex De Minaur, n.11 ATP), Roma potesse consentirgli un ulteriore salto di qualità. Al Foro Italico si era sempre trovato bene e i 10 successi record erano lì a testimoniarlo. L’aver dovuto lottare tre set con il giovane belga Zizou Bergs, n.108, non deponeva su un gran livello. Rafa però sognava ancora di poter fare di più: a riportarlo sulla terra arrivava al secondo turno il polacco Hurkacz, n.9. Un giocatore non da campi rossi, non rapido negli spostamenti ma con il peso di palla e la consapevolezza del Top 10. Non era solo il punteggio 6-1 6-3 a esprimere il divario odierno tra il grande campione di Majorca e il tennis di vertice. Si era sentito totalmente inadeguato in campo e lo ha espresso con grande onestà (e sconforto) davanti ai giornalisti. Era la sua ultima presenza al Foro Italico? Nel dubbio a salutarlo, mentre passava sul “ponte dei sospiri” che collega il campo Centrale con la players’ lounge, si è radunata una folla come non se n’era mai vista uguale in un impianto tennistico. Una marea umana le cui immagini hanno fatto il giro del mondo e suscitato grande emozione. Rafa l’ha sorvolata come un pontefice, facendo ciao con la mano. E se non fosse davvero un addio?
È arrivato, infine, il bis di Zverev che ferma il gigante Jarry. Nell’edizione n. 81 degli Internazionali BNL d’Italia a un certo punto si cercava qualcuno che salvasse il pedigree. Le sorprese sono spesso gradite a patto che non si esageri e veder uscire uno dopo l’altro il n.1 Djokovic, il n. 4 Medvedev, il n.6 Rublev, il n.7 Ruud, il n.8 Tsitsipas, il n.9 Hurkacz, il n.10 Dimitrov, il n. 11 De Minaur, il n. 12 Rune, in un torneo che aveva perso ancora prima di cominciare il n.2 Jannik Sinner e il n.3 Carlos Alcaraz ha creato una sorta di disagio crescente. Bravi i Tabilo, i Tommy Paul, i Miomir Kecmanovic e soprattutto il gigante Nicolas Jarry, cileno di 201 centimetri che avevano abbattuto contro pronostico grandi avversari, primi della classe. Ma per un torneo che dal 2005 aveva visto campioni solo Rafael Nadal (10 volte), Novak Djokovic (6 volte), Andy Murray (1), Alexander Zverev (1), Daniil Medvedev (1) si aspettava una firma importante per il riempire il vuoto lasciato dal quasi addio di Nadal e dal tonfo prematuro di Djokovic. Alla fine Zverev non si è fatto pregare. Ha regalato qualche brivido in semifinale quando Alejandro Tabilo è arrivato molto vicino dal ribaltare anche lui dopo Djokovic. La completezza del suo bagaglio tecnico, l’esperienza di un campione che era stato capace di imporsi ben 7 anni fa, solo ventenne, gli hanno permesso di trovare le soluzioni tecnico/tattiche necessarie a disinnescare il cileno. Un bagaglio che gli è stato necessario per superare anche l’altro cileno grande protagonista del torneo, quel Nicolas Jarry che dopo gli azzurri Arnaldi e Napolitano ha saputo mettere ko l’altro grande favorito del torneo, Stefanos Tsitsipas. Non a caso Zverev ha esordito con “Buongiorno, my name is Jannik”. Il pubblico di Roma lo ha applaudito di cuore ma di sicuro lo aspetta al varco il prossimo anno, con in campo Jannik quello vero.
E poi c’è stata Iga Swiatek, regina d’acciaio. Una grande, netta vittoria, la sua terza sulla terra di Roma dopo i trionfi del 2021 e 2022. Persino troppo netta per suscitare grandi emozioni. La polacca che domina il circuito mondiale senza se e senza ma ha ribadito ancor più nettamente la superiorità sulla sua unica rivale al momento, la bielorussa, che gioca senza bandiera, Aryna Sabalenka superata in tre set (salvando tre match point) a Madrid due settimane prima e triturata in due partite sul mattone tritato del Foro Italico. Lo stesso trattamento riservato in semifinale alla n.3 del mondo, la statunitense Coco Gauff. Era la prima volta nella storia del torneo che la finale si giocava tra le prime due della classifica ma il risultato non è mai stato in dubbio.