Francesco Schiavone si pente. La notizia ha creato forte audience in Italia in quanto potrebbe essere un’importante svolta nella lotta alal criminalità organizzata. Ma chi è Schiavone?
Ergastolano, detenuto da 28 anni al 41 bis, Francesco Schiavone, conosciuto come “Sandokan“, è uno dei boss più potenti del clan dei Casalesi. Oggi ha 70 anni, è malato di cancro e da poco è stato trasferito nel carcere di L’Aquila. Sandokan è stato arrestato nel 1998 in un bunker proprio nella sua Casal di Principe. È ritenuto uno dei fondatori della camorra della provincia di Caserta e nel maxi processo Spartacus è stato riconosciuto responsabile di diversi omicidi. Già sua moglie e due suoi figli hanno avviato tempo fa il percorso di collaborazione con la giustizia.
Francesco Schiavone muove i passi nella malavita come autista del boss Umberto Ammaturo venendo arrestato nel 1972 appena 18enne, per detenzione e porto di arma da fuoco. Durante la guerra di camorra si affilia prima al gruppo di Antonio Bardellino e Mario Iovine, leader nella Nuova Famiglia in lotta con la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, poi guida la faida interna coinvolgendo Iovine per eliminare il capoclan in Brasile nel 1988, prendendo così il controllo dei Casalesi. E’ molto probabilmente con Schiavone che inizia la vera infiltrazione del clan in diversi settori dell’economia legale e nella politica.
Le sue rivelazioni potrebbero aiutare gli inquirenti non solo a ricostruire un pezzo di storia della camorra, individuando mandanti e autori di omicidi e agguati, ma anche a capire gli assetti attuali dei Casalesi, ma anche a far luce su alcuni misteri irrisolti, come l’uccisione in Brasile nel 1988 del fondatore del clan Antonio Bardellino, o sugli intrecci tra camorra e politica.
Ed è quello che si augura la Commissione Legalità e Antimafia che, citata dal Quotidiano Nazionale, afferma: “Schiavone potrebbe, innanzitutto, chiarire se in questi anni il 41 bis ha funzionato, ma soprattutto potrebbe svelare la rete di relazioni della camorra con l’ala imprenditoriale e politica che ha permesso la sopravvivenza del gruppo criminale fra i più pericolosi in Europa. Su molti fatti di sangue la verità giudiziaria ha già ottenuto molti risultati anche senza il suo aiuto. Ci auguriamo che siano resi noti i patti che hanno condannato la periferia di Caserta e Napoli all’identificazione con la Terra dei fuochi a causa di sversamenti abusivi di rifiuti speciali, in modo che non fosse possibile la creazione di un sistema circolare per lo smaltimento dei rifiuti. Schiavone renda noto i contatti con le mafie nell’area vesuviana”.