Il regista Piero Messina ha diretto il suo secondo film: ANOTHER END. Si tratta di un film ambizioso e temerario, un melodramma che si mescola alla fantascienza, capace di suscitare riflessioni di natura etica e morale, tema fondamentale è l’elaborazione del lutto. Nonostante sia un film di fantascienza, tuttavia, si parla di amore e il romanticismo scorre a fiumi. Il regista riesce a confezionare, tra fantascienza e amore, un melò struggente, basato sull’amore che vive di parole di pensieri, di ricordi, che cresce in silenzio dentro di noi.
Questa è la sinossi: siamo in un futuro non troppo lontano, dove è possibile trasferire la memoria del proprio caro defunto nel corpo di un donatore volontario che ne ospita la coscienza per un tempo limitato. È una sorta di elaborazione del lutto insolita, un modo per accomiatarsi e magari sciogliere nodi che non è stato possibile chiarire nella vita del defunto.
Nella prima scena Sal (Gael Garcìa Bernal) fa visita ad una vicina di casa che rimane indifferente quando i becchini portano via la salma del marito. Ben presto scopre “Another End”, una tecnologia ad uso di chi vive un lutto e non riesce a rassegnarsi. Questa ditta permette di trasferire nel corpo di una persona viva volontaria, pensieri, memorie e personalità del defunto. Il tutto può durare un breve lasso di tempo, ciò che è concesso a chi ne fa richiesta. Sal, che ha un rapporto molto stretto con la sorella Ebe (Berenice Beio), ha da poco perduto la compagna Zoe in un incidente stradale di cui si sente responsabile, si lascia convincere e prende la sofferta decisione di ritrovare un simulacro di Zoe nel corpo di un’altra donna (Renata Reinsve), un corpo in cui lui immediatamente riconosce la moglie. Ciò che si era improvvisamente spezzato sembra ricomporsi agli occhi di Sal. Ma la gioia è effimera e insidiosa perché ben presto si arriva al termine del programma. Sal è intenzionato a non arrendersi alla dissoluzione del suo amore e alla perdita della moglie. Cosa accadrà quando il tempo a disposizione finisce? Il plot twist finale è a sorpresa
La prima parte del film è più avvincente, avvolta in atmosfere labirintiche, la seconda parte stenta a trovare un percorso lineare e diventa difficile da seguire. Il rischio del film era che l’elemento fantascientifico portasse con sé una banalizzazione del tema, semplificando eccessivamente la complessità dell’argomento e allontanando lo spettatore, invece ciò non succede grazie ad una sceneggiatura ben orchestrata, ancora meglio nel primo tempo, al plot twist finale e ad un cast internazionale.