Falco: “Dati allarmanti sui casi di bullismo, serve maggior sensibilizzazione”

di Redazione Zerottouno News

In Campania gli episodi di bullismo e cyberbullismo sono fortemente in crescita. Si registrano numeri allarmanti e spesso questi episodi si trasformano anche in qualcosa di più, come atti di violenza o revenge porn. Nella città metropolitana di Napoli (dove la platea scolastica è più grande) tali atti sono profondamente radicati, mentre nelle province di Avellino e Benevento hanno dei picchi improvvisi. Mimmo Falco, giornalista ed ex presidente del Corecom Campania, impegnato nella prevenzione di questi due fenomeni, ci racconta il suo impegno. Grazie all’attivazione di un progetto, è nato un forte lavoro di rete, su tutto il territorio regionale, tra Corecom, istituti scolastici, forze dell’ordine e assistenti sociali. I ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado vengono sensibilizzati all’argomento ed educati a come navigare in rete in modo sicuro e a come non utilizzare in modo non corretto i social. E’ lo stesso Falco a spiegarci meglio l’origine e il contrasto della problematica, rispondendo alle nostre domande.

  • A cosa serve la sensibilizzazione su questo tema?

La sensibilizzazione sul tema serve ai ragazzi a far arrivare questo messaggio: bisogna innanzitutto denunciare qualsiasi atto di bullismo che si verifichi nell’ambito scolastico e non. Bisogna inoltre avere un rapporto forte con le forze dell’ordine con gli assistenti sociali per cercare di trovare una soluzione che tuteli sempre la dignità dell’essere umano.

  • In percentuale sono più i ragazzi o le ragazze a subire atti di bullismo o cyberbullismo?

Lo subiscono allo stesso modo, sia ragazzi che ragazze delle scuole medie e del liceo.

  • Ad una persona che ne è vittima, cosa consiglia di fare?

La prima cosa, fondamentale da fare, è parlare con gli insegnati e/o con gli assistenti sociali. Le scuole, soprattutto, sono l’unico luogo dove i ragazzi possono interfacciarsi tra di loro e con gli insegnanti, devono essere un posto sicuro, dove loro possono sentirsi liberi di confessarsi  per qualsiasi disagio.

  • Quali sono le cause che spingono questi/e ragazzi/e a non denunciare? Hanno paura delle ripercussioni?

C’è una forte componente di paura, accompagnata anche da una grossa non conoscenza del problema. Molti lo sottovalutavano o non lo comprendono.

  • Non ne parlano nemmeno a casa con i genitori?

No, riescono nemmeno a discuterne tra di loro. Non è tanto importante il bullismo in sé, ma quello che si verifica nella rete con il cyberbullismo, che ha fatto registrare in Campania elevati tentativi di suicidio da parte di ragazzini, che venivano costantemente bullizzati e presi di mira su internet e sottoposti ad una sorta di ricatto continuo.

  • Le famiglie capiscono la gravità di questi atti o li giustificano?

Ci sono casi e casi. Alcuni genitori giustificano i figli dicendo che si tratta di una ragazzata, di una goliardata; altri genitori, più sensibili a certi temi sociali, sono preoccupati dagli atteggiamenti dei figli, anche perché c’’è un filo sottile tra bullismo, cyberbullismo e microdelinquenza.

  • Con il Covid c’è stato un aumento del cyberbullismo?

Sì, direi esponenziale. Usavano i mezzi di comunicazione all’impazzita in modo errato e senza limiti.

  • Da parte di chi commette bullismo o cyberbullismo c’è una fotte rabbia sulla quale indagare?

C’è una mancanza della presenza della famiglia, del rapporto-vicinanza genitore-figlio. Sono ragazzi che si isolano o che hanno situazioni particolari.

  • Si rendono conto di quello che fanno?

All’inizio c’è inconsapevolezza, poi dopo no, c’è un filo di egoismo.

  • Pensa che alcuni vogliano richiamare l’attenzione dei genitori?

Lo fanno soprattutto per sentirsi al centro, sia della famiglia che degli estranei

  • Ci racconta qualche episodio realmente successo? Qualche storia vera.

C’è stata una ragazzina che aveva comprato un bikini ed aveva inviato una foto ad una amica su Whatsapp dove lo indossava. Il fratello dell’amica si appropriò del telefono e della foto e cominciò a diffonderla in male fede in rete, dicendo che la ragazza era dedita alla prostituzione e la foto man mano diventava sempre più virale, finendo anche su alcuni tipi di siti… Tutto falso ovviamente, ma la ragazza ha anche tentato il suicidio ed aveva semplicemente mandato una foto ad un’amica, ritrovandosi in tutto ciò.

  • I numeri dei tentativi di suicidio sono alti?

Sono fenomeni in continua crescita, i ragazzi vengono bullizzati e diffamati senza sosta e tentano il suicidio, soprattutto tra le ragazze.

  • Cosa pensa sia importante per contrastare il fenomeno?

Ci vuole l’amore per i figli. Sembra una cosa retorica, ma non lo è. I ragazzi hanno bisogno di affetto, di sentirsi partecipi all’interno della famiglia. Bisogna farli sentire responsabili delle proprie azioni ed educarli a questo.

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