“A FESTA NOSTRA E’ BELLA, T’ ATTACCA CHIU E N’AMMORE E GUAGLIUNCIELL, TE METT DINT E VENE L’ETERNA GIOVENTU’, PERCIO’ CHI A VEDE NUN SA SCORDA CCHIU’”. Con i versi di questa canzone, scritta nel 1973 dal compianto Umberto Mele ed interpretata magistralmente da Enzo Parisi, ritengo che si debba dare il benvenuto al Giugno Paoliniano. Questo mese, tanto caro ai cittadini di Nola, è vissuto ancor più con intensità, fede, passione ora. Dopo ben 3 anni di assenza causa Covid, infatti, ritorna a pieno regime l’amata kermesse della Ballata dei Gigli e della Barca che si terrà domenica 25 Giugno a Nola. Finalmente la città ritorna a vivere e a respirare dopo anni di buio, tristezza e smarrimento. Nola in questi terribili tre anni ha pianto tanti suoi figli scomparsi, molti dei quali incalliti giglianti. Ascoltando i racconti appassionati e colmi d’emozione dei maestri di festa, alcuni dei quali colpiti dalla terribile pandemia e fortunatamente guariti e in buona salute, traspare la gioia per la festa ritrovata e la voglia di organizzare un giglio come segno di devozione verso San Paolino.
Ma Come si sta preparando Nola ad accogliere il ritorno della Festa? Si riprende da dove ci si è lasciati e quindi dall’edizione interrotta causa Covid. La Fondazione Festa dei Gigli nei giorni scorsi ha presentato il manifesto della festa realizzato dal giovane designer Tiago Aguas, oltre a divulgare i nomi dei tre super ospiti che avranno l’onore di calcare il palco di Piazza Duomo nei giorni successivi alla ballata. Inoltre, è stata messa a punto la macchina logistica e dei trasporti al fine di evitare un eccessivo ingorgo di traffico in città nei giorni della Festa. Insomma, si sta cercando di garantire servizi più che efficienti per chi viene dai paesi limitrofi. Intense saranno le attività di sponsorizzazione della festa sia in ambito nazionale che internazionale, tramite canali social e web.
Si cerca di mettere su una Festa degna del sigillo Unesco che le è stato conferito 10 anni fa. In merito a tale aspetto, il presidente della Fondazione, Francesco De Falco, ha dichiarato l‘avvenuta registrazione del marchio festa dei gigli di Nola patrimonio Unesco cercando così di porre fine a continui abusi che per anni hanno deturpato il volto genuino e sano della kermesse paoliniana. Il Giugno Nolano si appresta a rivivere nuova luce: tanti saranno gli eventi organizzati dall’amministrazione comunale di concerto con le numerose associazioni. Si attendono serate ricche di musica e si ospiti presso ciascun giglio.
A proposito di gigli, questi ultimi saranno posizionati nelle piazze più suggestive della città ed avranno rivestimenti molto particolari e significativi. A breve, inoltre, nascerà un museo che raccoglierà la storia della cartapesta nolana e avrà luce presso il Vulcano Buono, insieme ad altri musei sulla Festa.
Insomma, l’attesa cresce e si attendono l’alzata delle prime borde, i fuochi d‘artificio, i brindisi d ‘auguri, gli abbracci, le lacrime di gioia per la Festa ritrovata, i baci sul legno fresco e robusto degli obelischi. Non mancheranno i tradizionali riti propiziatori come il cospargere di sale la borda prima che venga issata in cielo, ascoltare “oissa, aizza” da parte dei costruttori delle botteghe d’arte mentre la alzano, i tanti bambini in braccio ai loro papà, il viso degli anziani che finalmente rivedono la loro festa e i pianti di gioia di tutti i nolani. Si vive nell’attesa di rivedere dopo ben 4 anni la prima alzata del giglio, ascoltare il cuonce cuonce, rivedere la paranza rifocillarsi il sabato mattina precedente alla ballata dei gigli.
Esiste, infatti, una antica tradizione culinaria. All’alba del sabato dei comitati, ogni paranza con i suoi fidati caporali e allazzatori (ovvero coloro i quali legano le varre al Giglio) sono soliti montare le varre di legno nella base del giglio, in modo tale da permettere ai cullatori di poter trasportare l’obelisco. In questo frangente, le mogli dei paranzari preparano la carne alla pizzaiola e la braciole per rifocillare gli addetti ai lavori. Il tutto condito con pane, vino e tante risate. Anche la domenica della festa si rispetta una antica tradizione culinaria. Nelle cucine nolane c’è infatti l’usanza di mangiare braciola, parmigiana di melanzane e ziti spezzati conditi da un ottimo ragù che, guarda caso, in quella domenica è più buono del solito. La città attende con trepidazione la processione di San Paolino, l’omelia del Vescovo, parole d’amore, di fede e devozione e conforto verso chi ha perso in questi lunghi tre anni un amico,un parente, sia per Covid che per altre fatalità. Si attende la sfilata dei comitati che quest’anno dovrebbe tingersi di tante colorate coreografie.
L’ aria di festa si era già avvertita a Marzo con la sfilata delle prime questue e con la pubblicazione delle canzoni d’occasione, che ormai padroneggiano in tutte le auto dei nolani. Intanto, dal palazzo di città il sindaco, Carlo Buonauro, ha ringraziato il cda della Fondazione che “nella visione plurale ha operato una importante nuova regolamentazione degli assetti, segnando una significativa linea di rigore amministrativa che consente alla tradizione di essere nel contempo ordine”.
Parole ricche di fede sono giunte anche dal presule nolano, Mons. Francesco Marino, dichiarando che “San Paolino è colui la cui memoria è testimonianza viva nel cuore di tutti e ci ispira anche nel momento festoso in quale direzione andare; San Paolino ci ricorda nella sua prima vita quanto sia importante costruire il bene nella giustizia, mentre nella sua forma nuova, ovvero di vescovo, ci indica l’indicazione del perfetto compimento nella forma della carità specie in quella bella testimonianza della cura dei poveri e dei pellegrini. Il nostro mondo deve recuperare questi valori. Abbiamo davanti agli occhi il fenomeno dell’immigazione e della cura delle diversità e dei più poveri. Anche nella festa queste cose vanno prese in considerazione.La festa è momento gioioso, festoso, che ci riporta alla costruzione nel quotidiano dei valori fondamentali di umanità”.
Mons. Marino auspica che questa sia una Festa vissuta con spirito di unità, le sue parole quindi devono costituire un monito per tutti gli addetti ai lavori della Festa affinchè assumano un comportamento consono allo spirito paoliniano, eliminando quelle storture che avevano caratterizzato la kermesse negli anni addietro al Covid e che avevano suscitato vari malcontenti tra la popolazione nolana. Ci si aspetta rispetto, decoro, educazione e l’ossequio di regole, specie per quanto riguarda gli orari della processione pomeridiana da anni divenuta troppo lunga ed estenuante. Si confida nel buon senso dei nolani di cuore per una buona riuscita della Festa che ritorna in città dopo tre anni, ma mai dimenticata dai nolani.
Come l’amore di una mamma verso i propri figli, un amore indissolubile che non si spezzerà mai. Bentornata Festa!