“Cara Liviuccia” è il libro ultima uscita, attraverso il quale emerge una fitta corrispondenza epistolare tra uno dei politici più importanti del secolo, ovvero Giulio Andreotti, e sua moglie Livia Danese. Questo carteggio, a cura dello stesso Andreotti ed edito da Solferino, è stato presentato a Sperone, in provincia di Avellino, qualche giorno fa presso il palazzo comunale della cittadina, vena pulsante della cultura mandamentale. Evento di un certo calibro che viene organizzato ed idealizzato dal consigliere comunale e presidente dell’associazione “Svegliamoci” Pasquale Muccio.
A dare una visione completa e analizzare i dettagli più minuti di questo grande rapporto sono stati proprio i figli Stefano e Serena Andreotti. Emerge nel libro il privato, per l’appunto, l’aspetto umano. La presentazione è stata moderata dalla presenza del giornalista Enzo Pecorelli, che ha condotto questo dialogo ininterrotto.
Fondamentale la presenza del sindaco, Adolfo Alaia, al dibattito: “Ci ritroviamo a parlare di un uomo in tutti i suoi aspetti, in qualità di essere umano, non di politico, con un dolce riferimento alla moglie, sottolineando il valore di una donna che l’ha reso tale“.
Presente al tavolo del sapere anche la dottoressa Autilia Napolitano, direttrice della sede di Nola della Mondadori: “L’amore può considerarsi universale e dunque rivolto non solo nei confronti della consorte ma l’amore come sinonimo di vita, come evasione dalla realtà, ed anche l’ironia, intesa come mantra di vita”.
A seguire, il saluto di Pasquale Muccio, che ha affermato: “Questo è un inno all’amore, l’essenza principale è sicuramente questo sentimento ma già dal titolo è possibile comprendere la complicità che persiste trai i due. Egli chiedeva spesso dei figli, si teneva aggiornato di tutto. Nonostante la mancanza di tempo, nel 46 agli esordi di questo carteggio, il politico si preoccupava di affidare queste lettere a chiunque”.
Quello che si evidenza nel libro, in effetti, è la parte sconosciuta, personale, sensibile. Un uomo, che in quanto tale, vive tutte le tipologie di sentimenti.
Presente anche l’ideatore di Primavera Meridionale, Sabino Morano, che, seguendo il suo discorso, afferma: “Il libro fornisce uno spaccato di vita e porge l’attenzione sui molteplici aspetti dell’uomo“.
Gli ha fatto eco il professore Sergio Barile, docente di Economia alla Sapienza, che ha dato vita ad una vera introspezione della figura dell’Andreotti uomo, scardinandone ogni caratteristica. In conclusione l’intervento di Girolamo Giaquinto, Vice presidente della provincia di Avellino, e sindaco di Montoro, che ha sfornato una arringa di politica e sentimento.
Momento cruciale della serata è stata sicuramente la lettura da parte dei figli di alcune lettere. Seguendo la visione di Serena e Stefano, egli raccontava tutto ma parlava, in senso parziale, di alcune dinamiche per non far preoccupare la sua dolce metà. Menzionava, a più riprese, anche ciò che mangiava e beveva. Queste lettere sono state vittime di un destino ballerino, e si reputavano perse, ma grazie alla persistenza dei figli sono state ritrovate in alcuni banchi di mercatini. Gustosa, nel finale, è stata l’intervista a tre dove si è trattata amichevolmente la familiarità quotidianità della famiglia Andreotti. Un quadro di pura normalità.