D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza lancia un appello ai rettori e alle rettore italiani: apriamo le università italiane alle studentesse e alle ricercatrici afghane. Restituiamo dignità alle intelligenze di un paese sotto scacco. Un’ulteriore, ultima stretta sulla libertà delle donne in Afghanistan: il divieto assoluto di frequenza delle università, che arriva meno di tre mesi dopo che migliaia di ragazze e donne hanno sostenuto gli esami di ammissione all’università in tutto il Paese.
La scorsa primavera i talebani avevano già vietato alle studentesse di frequentare la scuola oltre il sesto grado, l’equivalente della nostra prima media. La libertà delle donne è ostaggio di un regime che le ha rapidamente escluse dalla vita pubblica e dall’istruzione, preparando così il terreno per un futuro di oblio per tutte le donne afghane. D.i.Re -Donne in Rete contro la violenza ritiene fondamentale costruire una rete istituzionale di accoglienza, perché la cultura non sia fermata dal potere dispotico e invita le istituzioni accademiche a confrontarsi per rendere possibile il desiderio delle donne afghane di studiare e di vivere libere dall’oppressione di un potere che cancella ogni libertà.
“Il nostro appello alle rettore e ai rettori vuole essere un segno per tutte le istituzioni. Non si può restare ferme davanti all’oppressione e all’annullamento delle libertà fondamentali – dichiara Antonella Veltri, Presidente D.i.Re Donne in Rete contro la violenza – Aprire simbolicamente e concretamente le nostre facoltà alle donne che riusciranno ad arrivare è una risposta vera per valorizzare le intelligenze e per ribadire che la libertà delle donne è un elemento essenziale per la costruzione di un futuro dignitoso per tutte. Fino a quando – conclude la Presidente – da qualche parte nel mondo la libertà delle donne è tenuta ostaggio del potere, il futuro sarà a rischio”.