L’Associaizone ISDE Medici per l’Ambiente accende nuovamente i fari sulla questione ambientale in Campania e, in particolare nel Nolano. Nell’Agro, infatti, gli indici di rischio mortalità sono i più alti in assoluto. Ad affermarlo sono, in un comunicato stampa, i dottori Antonio Marfella, Pasquale Ruffolo, Luigi Costanzo, Gennaro Esposito e Gaetano Rivezzi.
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“In occasione e quale presentazione del Convegno del primo ottobre 2022, presso l’Ordine dei Medici di Napoli su Ambiente e salute – fanno sapere i medici – in relazione alla pubblicazione in questi giorni dell’ennesimo studio che conferma in pieno tutto il nostro impegno sia scientifico che civile di questi ultimi 15 anni certificando, per l’ennesima volta, che la maggiore mortalità per cancro è legata nei nostri territori, più che a cattivi stili di vita individuali, ad un eccessivo e mai decentemente contrastato inquinamento ambientale, specie in relazione al pessimo, scorretto e illecito smaltimento non dei rifiuti urbani ma dei rifiuti industriali in corso da oltre 40 anni, facciamo notare ancora quanto segue“.
“Lo studio pone Napoli al secondo posto e Caserta all’ottavo tra le prime dieci province di Italia dove la mortalità di cancro si aggrava per inquinamento ambientale ma non fa notare che le sole province di Napoli e Caserta contano circa 4 milioni di cittadini inermi e mai decentemente informati su ambiente e salute – sottolineano – di fatto è lo stesso numero, ovvero 4 milioni di cittadini residenti, di tutte le altre 8 province di Italia tra le prime dieci in classifica messe insieme, e cioè Lodi, Brescia, Bergamo, Pavia, Sondrio, Cremona , Gorizia e Piacenza. Di fatto, quindi, la Campania, in termini di danno alla popolazione per inquinamento, risulta quanto meno pari e non inferiore alla Lombardia“.
“Questo dato – analizza l’ISDE – collima perfettamente con quanto già negli anni passati aveva già certificato l’Istituto Superiore di Sanità con il suo Studio Sentieri: su circa 6 milioni di cittadini studiati compresi nello studio Sentieri, ben 2.8 erano soltanto campani, in particolare di Napoli e Caserta, ovvero la Terra dei Fuochi. Siamo costretti a ricordare che la Regione Campania non ha mai serenamente accettato le conclusioni dell’Istituto Superiore di Sanità, non nostre, e le ha sempre pure contestate anziché procedere con urgenza ad intervenire a salvaguardia della salute pubblica nei territori di riferimento“.
“Il dato – sottolineano ancora i dottori – riguarda la Provincia di Napoli più che Napoli centro, ad esclusione di Napoli est e Porto. Lodi risulta infatti anche la Provincia lombarda più nebbiosa dove il ristagno dell’umidità e la mancanza di vento sono una costante durante tutto l’anno sulla base della classifica di vivibilità ambientale appena redatta da Il Meteo.it e pubblicata sul Corriere della Sera. Questo dato è in perfetta analogia con quanto accade nel territorio campano del Nolano della Provincia di Napoli, dove da decenni segnaliamo inascoltati la gravissima e mai neanche affrontata situazione di inquinamento da polveri sottili che ha come diretta e scontata conseguenza la attribuzione da parte dell’Atlante di Mortalità comunale per tutte le cause della regione Campania 2020 degli indici di rischio comunali più alti in assoluto per i comuni del Nolano, ovvero Brusciano, Marigliano, Mariglianella“.
“Il rischio di mortalità per tutte le cause risulta più alto in assoluto nei Comuni del Nolano rispetto a tutti i comuni di tutta la Campania e persino rispetto a Napoli città ad esclusione di Napoli est e Porto – affermano – Ma non si nota ancora negli studi che quasi tutte le Province detentrici di questi tristi primati non sono le Province soltanto a maggior inquinamento della sola aria, ma sono soprattutto le Province a maggiore quantità di sedi di trattamento di rifiuti speciali e industriali, sia legali che, soprattutto, in regime di evasione fiscale, ovvero Napoli, Caserta, Brescia, Bergamo, Cremona, ecc. Sono quindi titolari del maggior numero di siti gravemente inquinati da bonificare, in Campania ancora a zero da oltre 30 anni. Ci basta ricordare soltanto i dati ufficiali di produzione e quindi necessità di smaltimento, a impianti zero, dei rifiuti industriali in Campania 2009 contro il 2019: 4 milioni di tonnellate/anno nel 2009, 8.4 milioni di tonnellate/anno nel 2019, con un incremento stimato di rifiuti industriali a nero smaltiti illecitamente e quindi con danno certo all’ambiente e alla salute pubblica non inferiore a 1.5 milioni di tonnellate/anno nel 2009 diventate non meno di 2.5 milioni di tonnellate/anno nel 2019. I Rifiuti urbani sono diminuiti in questi ultimi dieci anni“.
“In conclusione, non siamo assolutamente felici né ci inorgoglisce l’ennesimo riconoscimento della Verità e correttezza delle nostre posizioni sia sul piano scientifico che civile – conclude la nota – Siamo profondamente addolorati, ancor più oggi che entriamo nella quinta e più pericolosa fase di Terra dei Fuochi, quando in Regione Campania si nega ancora che sia esistita la prima, per le migliaia di vite umane di cittadini campani, non pummarole, che avremmo potuto salvare o quanto meno tutelare meglio se, per oltre 15 anni, politici ignavi e irresponsabili supportati da scienziati negazionisti non avessero perso tempo, oltre ogni evidenza scientifica e limite di ragione, a negare il più grave disastro ambientale di Italia che sta distruggendo la Campania al pari della Lombardia“.
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