“Harry Potter e il Principe Mezzosangue”: l’avvincente preludio allo scontro finale

di Vittorio Paolino Pasciari

Harry Potter e il Principe Mezzosangue (Harry Potter and the Half-Blood Prince) è un film di genere fantasy-azione-drammatico del 2009 diretto da David Yates. La pellicola è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di J. K. Rowling ed è il sesto capitolo della saga Harry Potter (2001-2011) prodotta da David Heyman e distribuita da Warner Bros Pictures

Confermata è la maggior parte del cast dei primi cinque film (le recensioni qui) con delle new entry: i giovani Daniel Radcliffe (Harry Potter),  Rupert Grint (Ron Weasley), Emma Watson (Hermione Granger), Tom Felton (Draco Malfoy), Matthew Lewis (Neville Paciok), James e Oliver Phelps (Fred e George Weasley),  Bonnie Wright (Ginny Weasley),  Josh Herdman (Gregory Goyle), Jamie Waylett (Vincent Tiger), Devon Murray (Seamus Finnegan), Alfred Enoch (Dean Thomas), Evanna Lynch (Luna Lovegood), Scarlett Byrne (Pansy Parkinson) e Georgina Leonidas (Katie Bell),  sono affiancati dagli attori affermati Michael Gambon (Albus Silente),  Maggie Smith (Minerva McGranitt), Alan Rickman (Severus Piton),  Robbie Coltrane (Rubeus Hagrid), David Bradley (Argus Gazza), Gemma Jones (Poppy Chips), Warwick Davis (Filius Vitious), Julie Walters  (Molly Weasley), Mark Williams (Arthur Weasley),  David Bradley (Remus Lupin), Natalia Tena (Ninfadora Tonks), Helena Bonham Carter (Bellatrix Lestrange) e Timothy Spall (Peter “Codaliscia” Minus)  con l’aggiunta di Jessie Cave (Lavanda Brown), Hero Fiennes-Tiffin (Tom Riddle a 11 anni), Frank Dillane (Tom Riddle a 16 anni), Freddie Stroma (Cormac McLaggen), Anna Shaffer (Romilda Vane), Louis Cordice (Blaise Zabini), Jim Broadbent (Horace Lumacorno), Helen McCrory (Narcissa Malfoy), Dave Legeno (Fenrir Greyback), Paul Ritter (Eldred Worple) e Elarica Gallancher (cameriera del café).

Con un incasso globale di circa 934,5 milioni di dollari il film è stato inserito nella classifica dei migliori incassi di tutti i tempi, eguagliando il successo dei capitoli precedenti pur senza superare Harry Potter e l’Ordine della Fenice, e ottenendo il plauso della critica con l’83% di recensioni professionali positive sul sito Rotten Tomatoes ed il punteggio di 78/100 su Metacritic. Fra i numerosi riconoscimenti sono da annoverare una nomination agli Oscar 2010 (miglior fotografia a Bruno Delbonnel) e due nomination al Premio BAFTA (miglior scenografia e migliori effetti speciali) dello stesso anno.

TRAMA  Inghilterra. Un terrore in crescendo sembra stringere nella sua morsa il mondo magico e quello dei babbani/umani. Lord Voldemort, il potentissimo mago oscuro che vuole estendere il suo crudele dominio a tutto il mondo sta spargendo dovunque i suoi seguaci Mangiamorte a seminare panico, distruzione e morte. In questo clima di tensione dove l’Oscurità sembra prevalere sulla Luce, la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts non è più un rifugio sicuro per Harry Potter. L’ormai sedicenne mago, oltre ai tormenti della pubertà, allo shock delle ultime perdite affettive e con il sospetto più vivo che mai che i pericoli si nascondano anche fra le mura del castello, deve con dolore accettare il suo tragico destino di “prescelto” legato a doppio filo a Voldemort. Il preside Albus Silente, deciso a preparare il giovane mago per lo scontro conclusivo ormai prossimo ed inevitabile, richiama in servizio il suo amico e collega Horace Lumacorno, convinto che sia in possesso di informazioni di vitale importanza per scoprire come abbattere il mago oscuro. E mentre lo scontro finale si profila minaccioso all’orizzonte, sboccia l’amore per Harry, i suoi amici Ron ed Hermione, ed i loro compagni di classe. Ma se l’amore è nell’aria, così lo è pure il pericolo e Hogwarts, fra nuove e sconvolgenti rivelazioni seguite da ulteriori e tragiche perdite, potrebbe non tornare più ad essere quella di un tempo.

ANALISI   L’azione scorre veloce intervallata da pause dedicate alla crescita – fisica e soprattutto interiore – dei giovani personaggi. Un abile uso della fotografia ed interpretazioni ormai collaudate consentono di offrire un soddisfacente ritratto di una fase critica della storia: il preludio allo scontro finale. A dominare è un’atmosfera cupa con pochi spiragli di luce che unisce in perfetto equilibrio thriller, horror gotico, romanzo generazionale e di formazione. La piena pubertà dei 16 anni sfocia nella riscoperta – dopo un inizio fallimentare l’anno precedente – delle turbe amorose adolescenziali e se da un lato offrono l’occasione di siparietti comici (gelosia, ingenuità, imbarazzo), dall’altro sembrano orientate verso qualcosa di più maturo (un sentimento pienamente corrisposto). Qualche breve e spettacolare duello a suon di fatture – rispettivamente all’inizio e alla fine – introduce e alla fine fa esplodere, letteralmente, la tensione che per tutta la proiezione si accompagna a nuove, intriganti e sconvolgenti rivelazioni sulla personalità del nemico da sconfiggere. L’ultima e tragica perdita affettiva segna in maniera definitiva la dolorosa accettazione – nel passaggio di testimone da maestro ad allievo – del passaggio da uno stato di sopravvissuto a quello di prescelto da parte del protagonista che, conservando i propri tormenti interiori ma con la certezza di non essere più solo, si avvia coraggiosamente ad affrontare un destino a lui toccato, non scelto, ma ormai impossibile da evitare.

MAGIA E CRESCITA   Il romanzo di genere fantasy della scrittrice J. K. Rowling Harry Potter and the Half-Blood Prince, sesto e penultimo capitolo della saga dedicata al maghetto di Hogwarts, è stato pubblicato nel 2005 ed è uscito in Italia il 6 gennaio 2006, traduzione di Beatrice Masini per la casa editrice Salani. Il libro è stato tradotto in 77 lingue – fra cui anche latino e greco antico – e con 9 milioni di copie vendute, il plauso di critica e pubblico, numerosi premi fra cui quello di “Book of the Year” ai British Book Awards, risulta una della più popolari opere letterarie del XXI secolo.

Il sesto anno ad Hogwarts è probabilmente il più cupo dove, fin dalla prima pagina – la traduzione di Beatrice Masini si conferma più che adatta a combinare lettura scorrevole, emozioni e intrigo per descrivere i conflitti interiori dell’adolescenza – risultano perfettamente in equilibrio diversi generi come thriller, horror gotico e dramma generazionale. Poco ma vitale spazio, rispetto ai capitoli precedenti, è dato a imprese e scontri spettacolari a suon di incantesimi perché punto cruciale su cui l’autrice sembra voler focalizzare l’attenzione è la tensione che si accompagna a nuove e sconvolgenti scoperte e rivelazioni che devono forgiare il carattere sulla strada che porta all’ormai inevitabile scontro finale. Allo stesso modo poca ma sufficiente attenzione (quasi del tutto ignorata nel film) è data alla descrizione di un sistema che di fronte ad un pericolo incombente e sconsideratamente ignorato, vacilla ancora nella paura sforzandosi di salvare le apparenze.

Tema cruciale, fedelmente omaggiato da Yates, che distingue questo nuovo capitolo da quello precedente è il rapporto instaurato fra il giovane protagonista ed il preside Albus Silente. Ne L’Ordine della Fenice l’anziano preside appariva taciturno e tendeva ad evitare incontri diretti con il ragazzo, tanto che quando decide che Harry dovrà studiare occlumanzia per sfruttare e contrastare il legame con Voldemort, lo fa direttamente attraverso Severus Piton, che gli avrebbe impartito le lezioni. A questa scelta didattica Harry, in sempre vivo astio reciproco con il suo professore di pozioni, reagì con rabbia verso il preside e manifestò dei comportamenti in contrasto ai suoi consigli: tale atteggiamento portò alla morte dell’amato padrino Sirius Black.

Con il sesto anno ad Hogwarts, il giovane mago decide di fidarsi ciecamente di Silente seguendone consigli e ordini. Allo stesso modo Silente ritorna ad essere disponibile e soprattutto inizia a condividere moltissime informazioni utili con lo studente. Per tutta la durata del libro il rapporto stretto e intimo tra i due si può notare nella fiducia che Silente ripone in Harry durante il viaggio nella caverna, e che si incrina momentaneamente quando Harry scopre che Piton, di cui il preside si fida tanto, è il vero responsabile della morte dei suoi genitori.

Dopo la perdita del suo padrino alla fine del quinto capitolo, e ancora di più dopo quella che concluderà tragicamente questo sesto capitolo, per il mago adolescente la consapevolezza di non essere più solo “il sopravvissuto” ma soprattutto “il prescelto” inizialmente finisce per montare la testa nella superbia (altro elemento appena accennato da Yeats) grazie al fortuito intervento del Principe nominato nel titolo, ma alla fine incrementa un senso di sconforto già messo alla prova. In un’atmosfera dove la luce brilla poco e l’oscurità domina nell’animo stesso dei personaggi chiamati a sconfiggerla il dramma si stempera grazie al divertimento e alla speranza offerti dalla riscoperta dell’amore che sboccia fra i banchi di scuola ed è pronto a germogliare dopo i primi fallimenti unito alla certezza di non essere più soli grazie al sostegno di un’amicizia sincera e consolidata dalle difficoltà della vita e pronta ad affrontarne di nuove e più pericolose.

 

“Ogni  giorno forze oscure tentano di entrare in questo castello,

ma alla fine la difesa più grande siete voi.”

 

CAPITOLO 6   Il regista britannico David Yates, che da Harry Potter e l’Ordine della Fenice è colui che dirigerà la conclusione di questa magica – in tutti i sensi – saga mostra di voler puntare l’attenzione soprattutto su alcuni elementi chiave del romanzo: atmosfera cupa, rapporto allievo-insegnante, nuove rivelazioni cruciali, conflitti interiori adolescenziali, consapevolezza di dover accettare di scegliere il proprio destino, preparazione allo scontro finale. Anche quei lettori che non stravedono per la saga ma che sono dotati di un acuto senso critico non possono biasimare le proteste dei fan su quanto consistente sia il bagaglio di tagli ed adattamenti operato nella trasposizione in celluloide a discapito di altri elementi chiave che se conservati avrebbero certo reso l’omaggio ancora più intrigante e magari più divertente.

Il cinefilo più appassionato è pienamente consapevole che “il tempo è danaro” e che una trasposizione assolutamente fedele raramente (Romeo e Giulietta, Franco Zeffirelli recensione qui) offre qualcosa che sfugga alla pedissequa imitazione oltre le due ore di proiezione, in un’epoca in cui la parola d’ordine è “taglia-incolla” per mantenere l’essenziale. Per le sue scelte di regia Yates non merita rimproveri eccessivi – poca azione e più adolescenza sono in linea con la fase di crescita dei personaggi – dato che comunque si è mantenuto fedele nel trattare e riprodurre se non tutti alcuni punti cruciali della storia di partenza. Le interpretazioni, ormai più che collaudate, e il sapiente uso della fotografia riproducono perfettamente l’atmosfera cupa e la tensione che si accompagna ai conflitti interiori degli adolescenti, alle graduali rivelazioni di nuove e sconvolgenti verità, alla riscoperta dell’amore stavolta pronto a germogliare e alla definitiva presa d’atto di non poter più evitare lo scontro finale forte della speranza data dalla consapevolezza di non essere soli contro le nuove difficoltà lungo la strada della maturità.

CUPO, INTRIGANTE, TRAGICO ED EMOZIONANTE.

CONTINUA E SI CONCLUDE…

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