Dal 13 dicembre sui menu dei ristoranti dovranno essere scritti non solo i nomi delle portate ma anche un’indicazione dettagliata delle sostanze allergeniche presenti nei cibi preparati.
Questo per una questione di trasparenza verso il consumatore e per tutelare la sua salute.
Lo stabilisce un Regolamento europeo, da applicarsi in tutti gli esercizi commerciali che vendono cibi preparati. Come bar , pasticcerie, ristoranti , tavole calde gelaterie ecc..
Contro questa disposizione hanno reagito migliaia di imprese gastronomiche, le quali non ne hanno fatto solo un questione di immagine, sebbene anche quella sia importante, considerando che il cibo è innanzitutto cultura e immaginazione.
Molte figure legate alla preparazione dei cibi come gli chef per esempio, perderebbero agli occhi del consumatore, quella capacità di mescolare gli ingredienti in modo unico che porta alla creazione di un piatto speciale.
Inoltre la suggestione del nome delle portate, è un elemento fondamentale del rapporto cibo -consumatore, alimenta il desiderio, la cosiddetta acquolina in bocca,
Infatti i piatti vengono ordinati spesso in virtù della piacevole sensazione evocata da un nome che seduce l’immaginazione prima di tutto.
Perciò la prospettiva di un menu che prende le sembianze di un bugiardino per medicinali, va contro l’interesse della vendita.
Inoltre ci sarebbe anche un motivo d’ordine pratico, messo in evidenza dai produttori di cibi freschi, non pre-imballati.
I cibi freschi sono molto vari e non si conservano a lungo. Di conseguenza aggiornare per iscritto in tempo reale dettagliatamente i componenti allergenici che contengono, sarebbe impresa impossibile.
In virtù di questi problemi la Confcommercio propone che i consumatori vengano informati a voce sui componenti allergenici contenuti nei cibi, in modo tale da poter consigliare al cliente quale piatto ordinare e quale no in base alle sue esigenze di salute .