Lo scrittore ed attore Luciano De Crescenzo affermava che non bisognava essere superstiziosi poiché porta porta male. Ci si chiede, allora, quando costituisce reato l’essere superstiziosi? La Corte di Cassazione stabilisce che un conto è augurare sventura a qualcuno, un altro è dare la colpa a qualcuno della propria sventura. Il primo caso costituisce una semplice previsione. Il secondo costituisce reato di diffamazione. Espressioni come “che ti venga un accidente”, “quello che mi hai rubato ti serva per pagarti la bara” configurano un illecito? Secondo la Cassazione, non lo è. Diverso sarebbe dire “se vai avanti così ti sparo” perché questa azione può rappresentare una minaccia.
Sostengono i giudici di legittimità che chi porta la jella, sempre se esista, o la augura ad un altro non è passibile di condanna. Chi invece accusa qualcuno di portare sfiga davanti a più persone, lede non solo la dignità della persona interessata, ma fa sì che tutti la evitino perché “sicuramente non è vero ma non si sa mai”. Secondo la Cassazione, è dolorosamente noto che in epoche non sospette la superstizione abbia causato ingiustificate emarginazioni e disumane persecuzioni. Tutto ciò è sufficiente per considerarla un vero e proprio reato. Pertanto, occorre stare attenti quando si esternano dichiarazioni del genere davanti a più persone poiché si subisce una denuncia penale.