Il 9 novembre, alle ore 11, l’associazione No.Do (No.Dolore), insieme ad altre associazioni, organizzerà una manifestazione di protesta sotto il palazzo della Regione in via Santa Lucia.
In particolare, le associazioni chiedono:
1) Perché la U.O.C di terapia del dolore e cure palliative del Cardarelli, malgrado sia notoriamente una Unità operativa storica e riconosciuta a livello Nazionale, non è stata inserita nella rete di Terapia del dolore e riconosciuta come HUB. Questo anche malgrado abbia formato numerosi medici che dirigono spoke di primo e secondo livello.
2) Perché la U.O.C di terapia del dolore e cure palliative non è stata riconosciuta come spoke di primo o di secondo livello.
3) Perché non si è tenuto conto del Decreto del Commissario ad Acta n °98 del 20.9.2016 che prevede posti letto in aziende ospedaliere.
4) Perché chiudere e far morire una Unità Ospedaliera storica che ha portato tanto lustro alla Campania.
5) Perché gli organi decisionali non hanno tenuto conto di un pregevole lavoro fatto dall’ex Primario della U.O. di Terapia del Dolore e Cure Palliative, lavoro durato ben 10 anni e fatto in collaborazione con la Direzione Sanitaria dell’Azienda con dati da essa forniti e meritevole di premio scientifico “Premio Luzi”, che ha dimostrato come l’apertura dei 10 posti letto abbia determinato un risparmio economico per l’azienda di 4.800.000 euro/anno, oltre a ridurre i ricoveri impropri e ridurre le liste di attesa dei vari reparti.
“Perché il Direttore Generale del Cardarelli non ha inteso dare risposta alle ripetute richieste delle associazioni anche tramite Pec – afferma il dottor Vincenzo Montrone, presidente dell’Associazione NO.DO. – Siamo una associazione regolarmente iscritta nel registro regionale ed accreditata anche presso l’ospedale Cardarelli. Questi e tanti altri perchè aspettano risposte. L’ammalato oncologico terminale non è un paziente di serie B e noi ci batteremo per difendere chi non ha la forza di gridare un suo diritto: il diritto ad una morte degna e senza sofferenza e la libera scelta del luogo di cura“.