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Un altro medico si dimette dal 118 di Napoli. E’ l’allarme dell’Associazione Nessuno Tocchi Ippocrate: “Nonostante tutto, un pensiero ad ognuno di noi, operatore sanitario, cittadino, laico, formatore, educatore, qualsiasi figura professionale ed istituzionale faccia la sua parte per non far morire un servizio vitale che possa alleviare le sofferenze di tutti noi. Oggi va così, speriamo non vada sempre peggio“.
A lasciare è il dottor Fabio D’Ajello della postazione Chiatamone: “Cari amici, è con enorme rammarico che sono costretto a scrivere parole che mai avrei voluto pronunciare. Con enorme sofferenza condivido con voi una scelta per me difficile ma necessaria vista la direzione presa nella nostra unità operativa. Nonostante i numerosi tentativi di confronto con la direzione continuamente evasi, volti a contribuire al miglioramento di un servizio così fortemente in crisi, nonostante lo spirito di abnegazione che muove il mio come l’operato di tutti noi, ho deciso di dimettermi. Mi dimetto ma non fuggo. Mi dimetto per meglio contrastare quelli che per me sono atteggiamenti censurabili, specie nella pubblica amministrazione, che è la casa di tutti noi cittadini e contribuenti, nonché operatori“.
“È censurabile l’arbitrarietà delle scelte. Tutti noi siamo soggetti al rispetto delle norme, specie quelle contrattuali. È censurabile la mancanza di rispetto della persona e del lavoro svolto. Il saltare o puntualmente ritardare agli incontri denotano mancanza di rispetto nonché la totale incapacità di organizzare il proprio tempo. Il Sindacato in cui io fortemente credo è uno strumento fondamentale di democrazia e di costruzione di un ambiente di lavoro sano. Il tutto è prodromico per la costruzione di un servizio sicuro ed efficace per lavoratori ed utenza. Sono tante le cose da cambiare e migliorare. Non sono disposto a concedere a chicchessia di calpestare la mia dignità professionale e personale. Sono stato educato a camminare con la schiena dritta. Forse sarò un inguaribile romantico e spero di esserlo fino al mio ultimo respiro. Il mio non è un saluto, la mia vuole essere un’esortazione a me stesso che condivido con tutti voi. Andiamo avanti tutti insieme per riprenderci il nostro giusto e meritato posto”.
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