Dal giorno in cui l’Italia ha iniziato una danza fatta di lockdown, restrizioni e zone colorate causata dall’arrivo del nuovo coronavirus, bambini, adolescenti e giovani studenti universitari si sono ritrovati ad interfacciarsi con lezioni virtuali, volti di insegnanti e compagni mostrati da una webcam, esami svolti dalle stanze delle proprie abitazioni con un maglioncino indossato su un pantalone di un pigiama, microfoni accesi e connessioni wi-fi traballanti. Tutto ciò ha comportato l’incrinarsi di un equilibrio che, sebbene in modo differente, ha colpito tutte le fasce d’età. E’ stato dimostrato, infatti, che il percorso scolastico che comprende l’acquisizione e il potenziamento di abilità, ma anche la condivisione sociale in gruppo, è un strada essenziale da percorrere ai fini dello sviluppo funzionale dal punto di vista psicologico.
Pensiamo quindi ai bambini della prima elementare, che con difficoltà hanno dovuto iniziare a scrivere e leggere le prime lettere dell’alfabeto, senza l’aiuto di un insegnante e al di fuori del contesto scolastico, per natura accogliente e di supporto; o ancora a coloro che hanno affrontato esami di maturità o sedute di laurea in modalità online, momenti fondamentali del percorso di uno studente, prima di gettarsi a capofitto nel mondo del lavoro, il mondo dei “grandi”.
Oltre alle difficoltà oggettive dovute al cambiamento delle bizzarre, ma strettamente necessarie, modalità di svolgimento della didattica a distanza (DAD), il problema più importante riscontrato è sicuramente quello dell’isolamento sociale che ha colpito bambini, adolescenti e giovani adulti. L’isolamento sociale può essere inteso come separazione fisica o come percezione di scarsa qualità della propria rete sociale da parte dell’individuo. Studi scientifici dimostrano che reti sociali ampie e il conseguente supporto emotivo, sono considerati fattori di protezione contro sintomi depressivi e ansiosi.
Così, milioni di bambini e ragazzi, sono stati costretti a mettere in atto nuove strategie di coping (o di adattamento) per fronteggiare il nuovo modo di “andare a scuola” in pandemia, con un maggiore dispendio di energie e risorse, spesso accompagnati da sensazioni di disadattamento, fallimento, ansia, depressione, in un ambiente di deprivazione sociale creando uno spaventoso scenario di disagio psicologico che è solo agli inizi.
Non abbiamo solo il compito di sconfiggere un virus invisibile, ma abbiamo l’arduo compito di affrontare un nemico ancora peggiore: ridurre al minimo i danni alla salute psicologica dei nostri ragazzi e cercare di ristabilire un equilibrio psico-sociale che oramai sembra in bilico.
(a cura della dott.ssa Alessia Beracci).
Dott.ssa Alessia Beracci – Psicologa
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale in Formazione
Iscritta all’Ordine degli Psicologi Regione Campania da Gennaio 2018.
Attualmente lavora in uno studio privato sito in Nola (Na) e collabora con il dipartimento di psicologia dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” come ricercatrice in Scienze della Mente.
Svolge attività di tirocinio formativo e volontariato presso comunità residenziali per il disagio psichico.