Giuseppe Scarpato Senior è nato a Napoli nel 1917 ed è morto nella stessa città nel 1992. Secondo di sette fratelli (sei maschi ed una bambina), ha vissuto per molti anni a Tufino, nell’Agro Nolano, luogo in cui si svolgono i fatti raccontati nel libro qui presentato. A raccogliere queste memorie sono stati uno dei figli dell’autore, Renato, ed uno dei nipoti, Giuseppe Jr, che dopo anni dalla sua morte hanno voluto condividerle e renderle pubbliche. Il libro è disponibile su Amazon e l’eventuale ricavato del suo acquisto sarà devoluto in beneficienza alla parrocchia di Tufino.
“I vuoti di oblio non esistono. Nessuna cosa umana può essere cancellata completamente e al mondo c’è troppa gente perché certi fatti non si sappiano: qualcuno resterà sempre in vita per raccontare. E perciò nulla può mai essere praticamente inutile, almeno non a lunga scadenza.” (Hannah Arendt)
TRAMA Un diario autentico è la drammatica storia di Salvatore (per tutti Sosò) scritta dal papà Giuseppe (Pippo per i suoi futuri nipoti). Sullo sfondo, ma non troppo, echeggiano le nefandezze della Seconda Guerra Mondiale, ma a dominare la scena c’è l’amore di Pippo: l’amore di un padre per il bambino primogenito, ma anche per la moglie Clara. Un sentimento d’altri tempi, descritto con parole d’altri tempi.
ANALISI La struttura del diario è caratterizzata da una scrittura semplice e chiara, intervallata da qualche tocco da vero appassionato di letteratura: il lettore vive letteralmente, pagina dopo pagina, la tragedia della realtà che fa da contesto. Dopo un preludio dedicato alla giovinezza ed al grande amore (capp. 1-3) inizia il vero racconto che, muovendosi in un arco temporale di circa 4 anni (1943-1947), ha nella breve vita di un bambino speciale il suo filo conduttore. Il contesto bellico viene descritto con un realismo che non fa sconti nel condannare l’assurdità della guerra. L’appassionata descrizione delle difficoltà legate alla precaria salute del bimbo che dà il titolo al libro non può non far sussultare il cuore di chi conosce il vero amore, incondizionato, dei genitori per i figli.
“La storia di Pippo e Sosò diventa quella – universale – di tanti genitori che hanno visto e vedono morire i propri figli di guerra e fame […] Oggi più che mai occorre ricordare le storie di un’Italia non troppo lontana e tendere la mano a chi ne ha bisogno. ” (Giuseppe Scarpato Jr)
“Meditate che questo è stato” I sentimenti, la conoscenza e la memoria sono gli strumenti più validi per combattere la paura nutrita dall’ignoranza che domina chi ha perso tutto. Il virus che dalla primavera (forse anche da molto prima) del 2020 sta martoriando la nostra civiltà è forse solo la punta dell’iceberg di un chiaro ed ormai innegabile processo di degrado totale che peggiorerà se ancora ignorato. La paura nutrita di progressiva ignoranza come effetto di un abuso iperconsumistico delle comodità odierne e aggravata dall’ossessione del demone-danaro rivela oggi come non mai la consapevolezza di essere del tutto impreparati ad affrontare un presente imprevedibile. Con questi presupposti si concede pericolosamente spazio alle debolezze che, se scegliamo di lasciarci corrompere da queste, ci rendono schiavi del nostro lato peggiore a scapito della nostra stessa umanità. E, mentre concittadini incoscienti continuano a negare l’evidenza e politici inetti e corrotti perseverano ad infangare le poltrone che non meritano nemmeno di spolverare, ancora non si vedono soluzioni per affrontare al meglio una situazione grave che nulla ha da invidiare ad un conflitto mondiale dove il nemico è virale, subdolo e spietato. Per alleggerire l’ansia di un futuro incerto, per noi indegni epigoni di una dis-umanità in pericolo, può essere di grande aiuto il ricordo di un passato ancora più tragico in cui chi non aveva niente conosceva il valore di ciò che davvero era essenziale e forte di un cuore determinato dava tutto quello che si poteva per sopravvivere alle atrocità della follia dell’uomo.
Particolarmente consigliato ai giovani concittadini di Nola.
LIBRO DA LEGGERE.