Tamponi anali per rilevare la presenza del coronavirus? In Cina è possibile. A riportare la notizia è lo stesso quotidiano di Stato cinese, Global Times, secondo il quale il test sarebbe stato riservato alle persone residenti nelle aree con elevato rischio di contagio. Nel Paese, tuttavia, i tamponi anali per il Covid non sono una novità, ma a fare notizia è un loro possibile impiego su larga scala. La motivazione è spiegata dal noto quotidiano di divulgazione scientifico Focus che cita il dotto Li Tongzeng, direttore associato del reparto di malattie infettive e respiratorie dello You’an Hospital a Pechino: “Alcuni studi dimostrano che il coronavirus sopravvive più a lungo nell’ano e nelle feci rispetto a quanto faccia nella gola e nella cavità nasale: nel tratto respiratorio di alcuni pazienti potrebbe non essere più rintracciabile già dopo 3-5 giorni. In base a questa logica, i tamponi anali potrebbero scovare tracce del virus anche dopo che questo non è più rintracciabile nei modi tradizionali“. E’ ovviamente però un sistema molto più invasivo e potrebbe essere difficile usarlo su larga scala. La Cina sta facendo prove poichè è alle prese con una nuova forte ondata e a breve si dovrà festeggiare il Capodanno Cinese. A Pechino sono infatti iniziati controlli a tappeto su quasi 2 milioni di residenti dopo l’individuazione di due casi di variante inglese. La campagna vaccinale continua ma la popolazione cinese è vasta e ogni arma per la prevenzione sarà, a questo punto, messa in pratica.
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