Gestione illecita di ambulanze e pompe funebri: scattano gli arresti a Capaccio

di Redazione Zerottouno News

11 arresti, smantellato un gruppo consolidato che gestiva i servizi di pompe funebri e delle ambulanze per gli infermi nel territorio del Comune gestito da Franco Alfieri, fidatissimo di De Luca. E proprio da un episodio che ha coinvolto il sindaco (ad oggi considerato estraneo ai fatti) sarebbero partite le indagini: il 9 giugno 2019 fu improvvisato a Capaccio Paestum un corteo di ambulanze a sirene spiegate per festeggiare l’elezione a sindaco di Alfieri. Da quella sfilata non autorizzata sono scattate le indagini della Procura di Salerno, culminate poi nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’imprenditore Roberto Squecco (la cui moglie era stata eletta come consigliere al Comune di Capaccio) e di altre 10 persone. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, peculato, abuso d’ufficio e falso, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Oltre agli arresti, è stato eseguito un sequestro di beni di associazioni di soccorso pubblico e ulteriori assetti societari per un valore di circa 16 milioni di euro. Per la prima volta, inoltre, i magistrati hanno potuto beneficiare di una direttiva europea, potendo sequestrare in maniera diretta un bene all’estero, poichè di interesse di un imprenditore considerato colluso con la camorra. A finire sotto sequestro un terreno di circa 4600 metri quadri a Zimbor, nella contea Salaj, in Romania.

Per la Procura di Salerno, l’imprenditore salernitano gestiva delle associazioni che operavano nel settore del trasporto infermi e delle collegate società di onoranze funebri e che agivano in monopolio nei comuni di Agropoli, Acerno e Capaccio, associazioni e società che spesso erano solo formalmente intestate a parenti e collaboratori e a volte anche convenzionate con l’ASL di Salerno. Per i magistrati salernitani, nonostante fosse stato già sottoposto a una misura di prevenzione patrimoniale, Squecco continuava ad avere normalmente rapporti con le amministrazioni pubbliche, gli enti, i clienti, i collaboratori e i fornitori, non giustificabili con il suo ruolo di dipendente di una delle società funebri controllate e di mero volontario delle associazioni-onlus a lui riconducibili. Secondo gli inquirenti, inoltre, Squecco è da considerare “soggetto socialmente pericoloso” e vicino al clan camorristico dei Marandino

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