“Soul”: molto più di un film, la Pixar fa ancora centro

di Raffaele Cianni

Prima di addentrarsi in una recensione di Soul, è bene rimuovere l’elefante da dentro la stanza: Soul non è un cartone animato per bambini. I film d’animazione, come ben sappiamo, hanno l’enorme potenziale di toccare corde diverse e, conseguentemente, target ben specifici. Se per alcuni l’animazione è destinata (o per altri, persino “limitata”) al pubblico infantile, probabilmente questi non hanno ben chiara la filmografia della Pixar Animation Studios. Per quella che è probabilmente la miglior casa di produzione animata, il cartone animato ha raggiunto – e continua a raggiungere – picchi di maturità, spessore e delicatezza fuori dall’ordinario.

Se in passato cult quali Toy Story, Finding Nemo o Wall-E, la Pixar ha saputo emozionare e far riflettere, con Soul, disponibile sulla piattaforma Disney+ a partire dal 25 Dicembre 2020, lo studio californiano torna ad alzare l’asticella, senza intrattenere i bambini ma mettendo a dura prova i più grandi.

Soul – L’anima del jazz

Se nel passato i titoli Pixar rappresentassero vere e proprie perle di storytelling – basti pensare a Ratatouille, titolo omonimo del piatto di verdure che prenderà parte alla pellicola solo nell’ultima scena – anche con Soul, la scelta di questa unica e interpretabile parola, si tratta di un titolo assolutamente non casuale. Il termine infatti potrebbe essere tradotto letteralmente dall’inglese nella parola anima, ma allo stesso tempo è il termine utilizzato nel gergo musicale per indicare le melodie che presero il largo negli anni Sessanta, pressoché prodotti da musicisti di colore (come ad esempio il jazz).

Ed è proprio su questa medaglia dalle due facce che Soul prende il via: il protagonista Joe Gardner (doppiato nella versione originale da Jamie Foxx e qui in Italia da un bravissimo Neri Marcorè) vive per la musica e per il jazz, suona il pianoforte e insegna musica in una scuola media, ma il suo sogno da sempre è quello di potersi esibire con una band. Dopo aver finalmente trovato l’agognata opportunità, in preda all’euforia del momento, Joe è vittima di un incidente (piuttosto buffo nella sua messinscena) e si ritroverà nel complesso luogo dell’Ante-Mondo sottoforma di anima.

Joe si ritrova in un limbo tra la vita e la morte e per poter riappropriarsi del corpo lasciato in coma dovrà fungere da mentore a una giovane anima, che ha bisogno della “scintilla” per ottenere il permesso di poter andare a vivere sulla Terra. Inizia così un viaggio di cui non parleremo eccessivamente nel dettaglio degli episodi per non rovinarvi l’esperienza di poter godere della visione di Soul, cosa che vi consigliamo con tutto il cuore.

Drama, satira e riflessione, una Pixar globale

Soul è meritevole di almeno una visione e di molteplici lodi in quanto film completo e globale. La Pixar si distacca dal virtuosismo della sua CGI, risultando nell’aspetto visivo inaspettatamente minimal, certo godibile e ammaliante come spesso, ma Soul è sicuramente un film d’animazione maggiormente incentrato su un sottotesto profondo piuttosto che sull’aspetto grafico e del merchandising. Parliamo, pertanto, di un cartone animato anticonvenzionale, piuttosto atipico sia nel concept che nello sviluppo della sua storia, che comunque non manca di ottimi colpi di scena, forte di una sceneggiatura sicura e molto coraggiosa, contornata da un’enorme simbologia che solo i più grandi potranno cogliere appieno.

La Pixar riesce a confezionare il proprio film d’animazione come perfetto regalo di Natale dove gli amanti del cinema non possono recarsi in sala a causa della pandemia del Covid-19. Ma Soul, in realtà, tocca tantissime corde che riescono a catturare lo spettatore anche nella visione casalinga. Si tratta di un film che rimbalza dalle risate alle lacrime, così come i loro personaggi combattono tra la vita e la morte. Il tutto senza risultare eccessivamente scontato o melenso, bensì mantenendo incredibilmente un ottimo ritmo anche grazie alle colonne sonore di Jon Batiste.

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