Cosa si può fare e cosa no? Chi sono i congiunti? Con chi posso sedermi a tavola? Quali negozi saranno aperti e in quali giorni? Se i barbieri sono aperti ma sono in zona rossa come ci vado? Quanto posso allontanarmi da casa facendo jogging? Quanto spesso abbiamo letto e sentito una di queste domande. Dallo scorso marzo la nostra quotidianità è stata senza dubbio stravolta dalle norme che siamo stati costretti a seguire per salvaguardare la nostra salute. Norme spesso confuse, poco chiare e interpretabili a seconda delle varie convenienze.
Tutti noi abbiamo sicuramente nei nostri ricordi le conferenze stampa del Presidente del Consiglio Conte. Conferenze attese, in alcuni casi desiderate. L’ultima è stata quella di giovedì 3 dicembre, con la quale il Governo ci ha informati delle misure che riguarderanno il periodo natalizio. Ma siamo sicuri che siamo stati effettivamente informati al termine di questa conferenza stampa? Non è la prima volta che le disposizioni del Governo lasciano dubbi e perplessità. E non si può di certo dare la colpa di questa confusione soltanto alla scarsa dimestichezza degli italiani con il linguaggio giuridico. Spesso il burocratese domina gli atti ufficiali e non tutti hanno i mezzi per poter interpretare un DPCM.
Per non parlare del susseguirsi di dichiarazioni da diversi livelli di Governo. Non è stato raro vedere Presidente di Regione che sconfessavano quanto detto da un Ministero o da un Comune. In alcuni casi alla ripartizione di competenze non è corrisposta la stessa ripartizione nelle dichiarazioni. Si è finiti per ascoltare dichiarazioni pubbliche che in realtà non potevano avere alcun valore, se non quello propagandistico.
È doveroso per la nostra categoria fare autocritica. Gli organi di informazione non sono esenti da colpe e in alcuni casi hanno contribuito alla diffusione di notizie imprecise. Rischioso, invece, è stato prestare complicità alla diffusione delle numerose bozze e anticipazioni provenienti da fonti governative. Tutti ricorderanno quanto successo a marzo con l’anticipazione del decreto che istituì le prime zone rosse e lo scontato assalto ai treni per lasciare le regioni del nord. C’è chi ha visto nella diffusione delle indiscrezioni una precisa strategia del Governo, un modo per sondare le reazioni popolari rispetto alle misure in discussione. Sarebbe un atteggiamento da biasimare, una pericolosa fuga dalla responsabilità e dal ruolo di guida del paese in un momento del genere. Provvedimenti che hanno un impatto sulle nostre libertà personali e sociali non possono essere influenzati da reazioni istintive e basate su informazioni parziali.
Anche in questi ultimi giorni continua la carrellata di anticipazioni. Si è parlato di modificare il decreto riguardante i divieti per Natale e Capodanno prima ancora che fosse comparso un documento ufficiale. “Pare che”, “si discute”, “qualcuno vorrebbe” queste le frasi che rimbombano su siti e giornali. Le decisioni però tardano sempre ad arrivare, quelle non conoscono anticipazioni. Non dimentichiamoci delle attività commerciali e degli uffici che sono stati informati solo poche ore prima delle chiusure e riaperture, spesso con gravi conseguenze sull’organizzazione del loro lavoro.
Meno chiacchiere, meno notizie. Servono decisioni chiare che vanno comunicate con anticipo e nel modo più semplice possibile.