Nel corso della mattinata del 18 novembre, in provincia di Napoli, Caserta, Roma e Forlì, i militari del Comando Provinciale di Napoli hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 16 indagati, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, omicidio, tentato omicidio, estorsione, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, porto e uso illegale d’armi da fuoco ed altro. Le indagini hanno consentito di ricostruire la piena operatività del clan “Giannelli”, operante nella città di Napoli (nelle aree urbane di Cavalleggeri d’Aosta, Coroglio, Agnano e Bagnoli), nel settore delle estorsioni e del narcotraffico e la conflittualità con il gruppo “Esposito – Nappi – Bitonto”, attivo nel medesimo contesto territoriale.
In particolare, le investigazioni, coordinate dalla DDA di Napoli, hanno permesso di ricostruire come tali organizzazioni camorristiche rientrino nella sfera d’influenza e di controllo del clan Licciardi, famiglia aderente allo storico cartello della criminalità organizzata denominato Alleanza di Secondigliano. Le acquisizioni investigative hanno consentito, altresì, di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in relazione all’omicidio di Rodolfo Zinco, avvenuto il 22 aprile 2015, commesso per l’affermazione degli scopi criminali del clan Giannelli in quell’area. Nel corso delle indagini sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza anche in relazione al tentativo teso ad uccidere il Alessandro Giannelli ed il Roberto Pinto, riconducibile a controversie sorte per il controllo del traffico di droga in contrapposizione con la famiglia facente capo a Agostino Monti ed ad un’azione di intimidazione armata commessa da appartenenti al clan Giannelli, mediante l’esplosione di colpi di kalashnikov verso abitazioni riconducibili alla famiglia Monti.
Più in generale, il complesso probatorio acquisito documenta la dura contrapposizione tra organizzazioni camorristiche per l’acquisizione del controllo dei lucrosi mercati criminali esistenti nell’Area Flegrea, costituiti dalle estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti, dalla vendita di sostanze stupefacenti e da una vera e propria gestione “mafiosa” dei parcheggi abusivi su suolo pubblico sulle aree urbane di via Cavalleggeri D’Aosta, via Coroglio, Bagnoli e Agnano, in prossimità dei locali notturni insistenti sull’area Flegrea, secondo una precisa distribuzione di ruoli riservata agli associati, che provvedevano sia al controllo del regolare svolgimento delle mansioni dei parcheggiatori abusivi, da svolgersi secondo le precise indicazioni del clan, sia al controllo del territorio con la conseguente preclusione dell’intromissione nella zona a qualunque estraneo intendesse coltivare la medesima illecita attività. Nella gestione camorristica del parcheggio rientrava, inoltre, la retribuzione dei parcheggiatori abusivi, consistente in un corrispettivo in denaro fisso, giornaliero o settimanale, o anche nel pagamento di una percentuale sull’incasso (pari a 1500-2000 euro a parcheggio nelle serate di maggiore affluenza); i proventi incassati dagli utenti della strada dai parcheggiatori abusivi erano destinati ad essere riversati nelle casse del clan.