Ricorre oggi l’anniversario della morte dell’imperatore romano Ottaviano Augusto. Il 14 d.c. il più grande imperatore romano morì a Nola, in provincia di Napoli che, 2006 anni dopo, lo ricorda ancora con rispetto. “Consegniamo ai nostri giovani la responsabilità del ricordo attraverso un piano programmatico progettuale di cui saremo promotori per continuare a tenere alta l’attenzione sulla storia di Nola“, ha commentato l’assessorato alla Cultura del Comune di Nola.
Come spesso accade in questi casi, la morte di una figura importante come quella di Augusto è colma di eventi mitologici. Secondo quanto racconta Svetonio, infatti, vi sarebbero stati, segni evidenti che ne preannunciarono la sua morte e la sua divinizzazione. Mentre stava compiendo la cerimonia della lustratio nel Campo Marzio, davanti al popolo romano, un’aquila gli volò più volte attorno; sempre in questo stesso periodo un fulmine fece cadere dall’iscrizione della sua statua la prima lettera del suo nome. Infine, gli venne annunciato che sarebbe vissuto solo cento giorni da questo evento, pari al numero indicato dalla lettera “C”, e che sarebbe stato divinizzato poiché “aesar“, ovvero quanto rimaneva della parola “Caesar“, in lingua etrusca, significa “Dio“.
Augusto allora, dopo aver disposto che Tiberio partisse per l’Illyricum, si mise in viaggio per accompagnarlo fino a Benevento. Giunto ad Astura, si imbarcò di notte, per approfittare del vento favorevole, ma cominciò ad avere attacchi di dissenteria. Costeggiò quindi i lidi della Campania e fece il giro delle isole vicine, fermandosi per quattro giorni a Capri. In seguito passò da Napoli e, sebbene già sofferente, seguì il concorso quinquennale di ginnastica istituito in suo onore. Poi accompagnò Tiberio fino al luogo stabilito nei pressi di Benevento. Sulla strada del ritorno la sua malattia si aggravò, tanto da costringerlo a fermarsi a Nola. Qui chiese a Tiberio di tornare indietro, e con lo stesso si trattenne in un lungo colloquio segreto. Ebbe una morte dolce ma, prima di morire, mostrò un segno di delirio mentale, quando si lamentò di essere trascinato da quaranta giovani. Il suo corpo venne trasportato da Nola a Roma ed ebbe due orazioni funebri. Subito dopo i senatori lo portarono a spalla fino al Campo Marzio dove venne cremato. Un vecchio pretoriano giurò di aver visto salire al cielo il fantasma di Augusto, subito dopo la sua cremazione.